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Termina l’Erasmus a Pavia per Maciej: «Felice di tornare in Polonia, ma preoccupato come gay»

INTERVISTA ALLO STUDENTE 21ENNE, CHE HA FREQUENTATO UN SEMESTRE DI STUDI PRESSO L'ATENEO LOMBARDO

Francesco Lepore by Francesco Lepore
9 Febbraio 2020
in Attualità

L’11 febbraio il 21enne Maciej rientrerà nella sua Polonia dopo aver terminato il semestre di Erasmus presso la facolta di Lettere dell’università di Pavia. Nella città lombarda è stato accolto in casa da Davide Podavini, presidente di Coming-Aut Lgbti+ Community Center – Arcigay Pavia, e dal consorte Giuseppe Polizzi, giurista, docente universitario e già consigliere comunale del M5s. Qui ha potuto vivere liberamente la sua omosessualità e fare attivismo.

Maciej, si è concluso il tuo Erasmus a Pavia. Qual è il tuo bilancio?

In questi cinque mesi intensi è successo così tanto. Mi sento come se avessi trascorso un’altra vita, un periodo decisamente surreale. Oltre a migliorare il mio italiano (lo spero), viaggiare e conoscere gente nuova, sono maturato. E poi mi è capitato un innamoramento insolito e, per la prima volta, ho potuto osservare da vicino attivisti e attiviste.

Come sei stato accolto dalla comunità Lgbti pavese e che cosa pensi della situazione italiana in meteria di diritti?

Ho trovato una famiglia sempre aperta agli altri. Una famiglia che mi ha accolto da subito e che mi ha dato una casa: per questo sono molto grato. In ogni caso, sono consapevole del fatto che anche in Italia la situazione delle persone Lgbt+ non è perfetta e che ci vuole ancora molto lavoro e tanta determinazione.

Stai per tornare in Polonia: sei felice?

Ovviamente sono felice di vedere la mia famiglia e i miei amici dopo questo periodo lungo senza loro. Ma nello stesso tempo lascio così tanto qui. La tristezza, in qualche modo, è inevitabile. Poi, la situazione politica in Polonia politica non è per nulla ottimale.

Nel periodo antecedente l’elezioni politiche del 13 ottobre si sono intensificati gli attacchi alla comunità Lgbti soprattutto durante i Pride: in quello di Lublino, ad esempio ultranazionalisti hanno buttato pietre e uova. È stato sempre stato così o si è aggravata la situazione nell’ultimo anno?

In Polonia la nostra comunità si è svegliata da tempo: basti pensare che Kampania Przeciw Homofobii (Campagna contro l’omofobia, ndr), la prima associazione Lgbt nel Paese, è stata creata nel 2001. In quel periodo si è registrato anche un risveglio della società polacca, che appariva più tollerante. Ma, da quando governano i nazionalisti di destra di Prawo i Sprawiedliwość, le persone Lgbt+ sono diventate i ”nemici” di Polonia e, durante l’ultima campagna elettorale, oggetto principale di attacco come lo erano stato i migranti quattro anni fa. E tutti questi attacchi alla nostra comunità hanno le loro conseguenze. Le parole dei politici hanno infatti un grande impatto sull’opinione pubblica. La gente pensa che noi vogliamo davvero distruggere i valori cristiani e familiari, che vogliamo violentare i bambini. Da qui la necessità di doversi difendere dall’ideologia Lgbt o ideologia gender. Le persone, che hanno partecipato ai Pride, specialmente a quelli nelle città d’Est come Białystok e Lublino [nel 2019 si sono svolte 27 Pride in Polonia], sono state attaccate con pietre, bottiglie, uova, petardi. E, a partire dall’estate scorsa, sono stati approvati, soprattutto in città e province del Sud, provvedimenti per istituire le zone libere dall’ideologia Lgbti (in polacco Strefa wolna od Lgbt).

Proprio le cosiddette zone franche Lgbti sono state ultimamente oggetto di condanna da parte del Parlamento europeo: cosa ne pensi dalla recente campagna fotografica fatta per sensibilizzare al tema?

Bart Staszewski, l’autore di questa campagna, ha fotografato attiviste e attivisti davanti alle targhe toponomastiche di quelle città, che si sono dichiarate Lgbti-free. Per far arrivare al grande pubblico la pericolosità del messaggio, sotteso a tali provvedimenti, ha collocato, al di sotto delle targhe ufficiali, un cartello, da lui realizzato, con la scritta Strefa wolna od Lgbt. Molte persone, complici anche i media che senza approfondire hanno pensato che tali cartelli fossero stati apposti dalle municipalità, hanno criticato Bart, accusandolo di aver lanciato un falso allarme. Ma, non rendendosi conto, che sono circa 80 in Polonia le realtà, tra comuni e province, a essersi dichiarate con atto amministrativo Strefa wolna od Lgbt. Bart ha voluto appunto ricordare ciò facendo un lavoro molto importante e lanciando il messaggio che noi siamo persone vere e non un’ideologia pericolosa. Spero che arrivi a tanti.

Projekt fotograficzny „Strefy Wolne od LGBT” ma skłonić do rozmowy nad lokalnymi rezolucjami jakie powzięli samorządowcy. Pojadę do 36 takich stref i sfotografuje mieszkańców LGBT.
With my photo project I want show real people behind @LGBTfreeZones
More: https://t.co/WB7sLLxs1P pic.twitter.com/mrasDShASK

— Bart Staszewski ?️‍? (@BartStaszewski) January 23, 2020

PiS e Chiesa cattolica: fino a che punto c’è intesa tra le due realtà contro le persone Lgbti?

L’intesa tra è molto forte. Il clero ribadisce quanto dicono i politici e fa la sua parte di propaganda nelle chiese. Mi riferisco soprattutto ai vescovi che spiegano come si debba combattere l’ideologia Lgbti. Più di tutti, Marek Jędraszewski, arcivescovo di Cracovia, che ha tuonato contro la ”peste arcobaleno” e sembra sia affetto da fanatismo verso di noi, dal momento che non termina omelia senza attaccare le persone Lgbti. Sono credente, ma quanto sta facendo adesso la Chiesa non rispecchia per niente il messaggio cristiano.

Wiosna e la sinistra in genere sono destinate a crescere secondo te? E d’altra parte, che cosa dovrebbe fare il movimento Lgbti polacco?

Secondo me, sì: lo vedo specialmente nelle nuove generazioni. C’è bisogno di una sinistra unita in Polonia e spero che il cammino iniziato al riguardo si rafforzi nei prossimi si rafforzi. Il potenziale c’è. E il movimento Lgbti polacco? Dovremmo educare la gente, fare un lavoro alla base ed essere più visibili. E non parlo solo dei pride ma soprattutto dei coming out, che sono importantissimi. Se le gente ci vedesse, non in tv ma come persone reali che conosce da sempre, il suo punto di vista verso di noi cambiarebbe.

Maciej, al tuo rientro in Polonia, pensi dunque di fare coming out coi tuoi e d’impegnarti come attivista?

Sì, penso sempre più spesso che farò coming out nel prossimo futuro. I miei amici e i miei fratelli lo sanno da qualche anno e hanno reagito benissimo. Coi miei sarà più difficile ma sono speranzoso. Voglio che mi conoscano meglio. Come sono, con tutte le mie sfumature e i miei colori. Nel futuro, dopo aver portato a compimento alcuni traguardi, vorrei anche impegnarmi di più come attivista. Forse in un modo differente e atipico, ma decisamente sì.

Tags: davide podavinigiuseppe polizzilgbtlgbt freeomofobiapersone lgbtipolonia
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Il 29 maggio 1998, un venerdì, prende il via la grande avventura del primo quotidiano on-line Lgbti in Italia. NOI (ora Gaynews.it) Notizie Omosessuali Italiane, diretta da Franco Grillini, eredita la testata di “CON/TATTO” registrata al Tribunale di Bologna fin dal 1989 e “organo” dell’ARCIGAY, che esce con 14 numeri prima di cedere il passo alla nuova impresa telematica.

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