È uscito il 12 ottobre per la collana Visionaria di Fvəeditori, Vite Negate, ultimo saggio biografico di Franco Buffoni, che si pone in ideale linea di continuità con Due pub, tre poeti e un desiderio (Marcos y Marcos, 2019) e Silvia è un Anagramma (Marcos y Marcos, 2020). In queste due opere il poeta affrontava già il travagliato rapporto tra desiderio omosessuale, mondo dell’accademia e storia. Un rapporto per nulla lineare e piano, fatto di negazioni, censure, autocensure, mascheramenti e mistificazioni, drammi esistenziali e lotta, piccole conquiste e repentini arretramenti, che solo in anni recenti ha fatto registrare, almeno nei Paesi Occidentali più avanzati, una vera e piena affermazione positiva.
In questo caso lo scopo programmatico, dichiarato sin dalla premessa, è quello di offrire un contributo alla ricostruzione e alla trasmissione della storia dell’omosessualità, intesa come tassello essenziale per una solida coscienza identitaria e di comunità: «Avere il ricordo del proprio passato ha un valore essenziale. È ciò che fa una comunità. È il valore della storia. E la storia non si eredita: si impara, la si costruisce. Questo, per gli omosessuali, significa risalire nel tempo fino agli arrusi siciliani, ai ricchioni napoletani, alle checche milanesi. Indietro, indietro attraverso i versi barocchi, i quadri del Rinascimento, il Brunetto dantesco; indietro a Orazio e Catullo, al cinedo della Grecia classica immortalato nella produzione vascolare, agli affreschi etruschi, ai bassorilievi persiani… Solitamente si dice che la cultura, di qualsiasi tipo, si trasmette di padre in figlio. Chi si è effettivamente preso cura – in passato – del passaggio dei saperi da una generazione all’altra di omosessuali?».
Così, dopo aver messo a fuoco l’esperienza anglosassone di Byron, Wilde e Auden e quella italiana con Leopardi, Pascoli e Montale (e molti altri personaggi della nostra storia politica e culturale), lo sguardo e la prospettiva di Buffoni si allargano nel tempo e nello spazio regalandoci un prezioso excursus storico. Excursus che parte dalla Grecia del VI-V secolo a.c. con il filosofo Zenone e il suo maestro e amante Parmenide, per approdare ai Giochi Olimpici celebratisi quest’anno a Tokyo, che hanno visto numerosi atleti – tra cui l’ormai iconico tuffatore inglese Tom Daley – dichiaratamente e serenamente gay, ma anche la pattinatrice russa, Tatiana Navka, scagliarsi contro il ginnasta spagnolo Christopher Benitez “reo” di praticare uno sport “femminile”.
Nel mezzo Buffoni ci offre una galleria inedita di personaggi storici, scrittori, artisti, sportivi e poeti, attivisti, protagonisti di fatti di cronaca, re, imperatori, cantanti e persino santi, che nei secoli hanno dovuto in vari modi negare, mascherare o nascondere la propria (omo)sessualità, intesa in senso molto lato sì da includere ogni genere di non conformità al canone di virilità eteronormata, oppure che sono stati perseguitati, torturati, eliminati per sfidare quel canone. A questo secondo gruppo appartengono, ad esempio, l’imperatore romano Eliogabalo, che, salito al trono giovanissimo, non nascondeva la sua passione per gli uomini, per il trucco e l’abbigliamento femminile, e il re d’Inghilterra Edoardo II, capace di sfidare il padre e i grandi del regno pur di affermare il suo legame con l’amato Piers Gaveston. L’illusione che il ruolo di potere ricoperto potesse proteggerli si scontra con l’odio e il disprezzo che si attirarono fino a essere entrambi deposti e trucidati. Pugnalato a morte da un frate domenicano anche il re francese Enrico III, che amava circondarsi di giovani effeminati favoriti e che, non lasciando eredi, pose fine alla dinastia dei Valois.
Prezioso e delicato è il tragico racconto del martirio dei due santi/amanti Sergio e Bacco, che l’iconografia antica ha continuato a rappresentare uniti e con le aureole intrecciate, al punto da essere “adottati” nella seconda metà del ‘900 dalla comunità dei gay cristiani d’America che ne hanno portato un’icona al Pride di Los Angeles del 1994.
Ma lo sguardo del Buffoni letterato e poeta non poteva certo trascurare il noto passo dell’Inferno dantesco dedicato a Brunetto Latini, punito nel girone dei sodomiti, di cui ci viene offerta una nuova e raffinata esegesi. Basandosi su un’attenta e puntuale rilettura del testo e del contesto storico culturale della Firenze del Trecento, infatti, si giunge a un radicale capovolgimento dell’interpretazione comune del Canto, in cui si legge una netta negazione del maestro, superato dall’allievo Dante, mentre alla semplicistica condanna del peccato di “sodomia” viene contrapposto un interessante parallelismo tra questa e la condizione di esilio cui lo stesso poeta sarebbe stato infine condannato.
Sempre sul fronte della poesia, oltre a tornare su Leopardi (ma anche su Rebora, Gozzano, Palazzeschi, Gadda), colpisce e ferisce particolarmente la negazione che hanno dovuto subire due giganti della letteratura e dell’arte come William Shakespeare e Michelangelo Buonarroti, sotto forma di censura a cui sono stati sottoposti i loro sonetti per mano degli stessi eredi che, ansiosi di preservare l’immagine dei geniali congiunti, ne hanno eliminato i riferimenti ai veri dedicatari maschi.
Potremmo poi citare grandi della musica classica come Schubert, Chopin o Čajkovskij o della nostra musica leggera come Umberto Bindi, vittima di una lunghissima censura televisiva, oppure un noto sportivo come il pilota di formula uno Ayrton Senna, e poi… Ma è davvero impossibile esaurire in queste poche righe la ricca antologia di storie e personaggi che, nella particolare prospettiva della storia dell’omosessualità per millenni negata, si snoda attraverso le quasi 250 pagine del libro.
Quel che, invece, dobbiamo senza dubbio ribadire è l’incredibile lavoro di ricerca e la densissima trama di citazioni e rimandi, di riferimenti letterari, musicali, cinematografici, storici di cui è intessuto questo saggio civile che si legge con la piacevolezza di un romanzo. Una corposità e una chiarezza di esposizione, frutto del lucido approccio razionale e della cultura enciclopedica e trasversale alle discipline umane, cui Buffoni ci ha ormai abituato: ciò rende Vite Negate al tempo stesso un’avvincente lettura, un prezioso mosaico della storia dell’omosessualità nella cultura, nella politica e nella società, un indispensabile volume da rileggere, citare e consultare.