Da oggi, poche righe a integrazione del Testo unico deontologico del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, potranno, anzi dovranno, cambiare il racconto che noi giornalisti facciamo nei casi di violenza sulle donne o di persone Lgbtqia+ sui media.
L’articolo 5bis, proposto dal Gruppo di lavoro Pari opportunità del Cnog e approvato all’unanimità recita infatti: «Nei casi di femminicidio, violenza, molestie, discriminazioni e fatti di cronaca, che coinvolgono aspetti legati all’orientamento e all’identità sessuale, il giornalista: a) presta attenzione a evitare stereotipi di genere, espressioni e immagini lesive della dignità della persona; b) si attiene a un linguaggio rispettoso, corretto e consapevole. Si attiene all’essenzialità della notizia e alla continenza. Presta attenzione a non alimentare la spettacolarizzazione della violenza. Non usa espressioni, termini e immagini che sminuiscano la gravità del fatto commesso; c) assicura, valutato l’interesse pubblico alla notizia, una narrazione rispettosa anche dei familiari delle persone coinvolte».
Nel suo intervento sul sito del Cnog il presidente Carlo Verna dichiara: «Ma quello che ritengo il fiore all’occhiello di tutti noi e ringrazio la Commissione Pari opportunità e Paola Dalle Molle che l’ha presieduta con grande impegno e competenza, è costituito dalle specifiche previsioni per il ‘Rispetto delle differenze di genere”. Anche se alcune cose erano evincibili dai principi generali del nostro testo deontologico, le puntualizzazioni fatte rendono ancora più chiare le prescrizioni irrinunciabili di un linguaggio rispettoso, che eviti gli stereotipi di genere e costituiscono un contributo di civiltà che il mondo del giornalismo italiano ha voluto dare in un tempo storico molto triste per il perpetuarsi inaccettabile e sempre ingiustificabile delle violenze sulle donne».
«L’approvazione dell’articolo rappresenta un momento storico – hanno sottolineato i componenti del gruppo di lavoro – composto da Lucio Bussi, Cristina Caccia, Michela Canova, Elisabetta Cosci, Alessandra Fava, Tamara Ferrari, Elide Giordani, Nadia Monetti, Luisella Seveso e Gianpaolo Boetti insieme alla coordinatrice Paola Dalle Molle. Un lavoro di squadra realizzato in tempi rapidi grazie all’impegno di tutte e tutti».
L’importanza del cambiamento è stata ricordata anche sul sito di G.i.U.L.i.A – Giornaliste Unite Libere e Autonome, da sempre impegnate per l’utilizzo di un linguaggio corretto e non discriminatorio, da Luisella Seveso, componente del Gruppo di lavoro, che dichiara: «Come vedete sono poche righe, ma noi siamo convint* che queste semplici indicazioni saranno utilissime a colleghi e colleghe per stabilire, ove non arrivasse la sensibilità personale, cosa è lecito raccontare e mostrare e cosa assolutamente no quando si tratta di argomenti delicati come la violenza nei confronti di donne o di qualsiasi persona qualunque sia la sua identità sessuale».
E adesso non abbiamo più scuse. Fino al 31 dicembre avevamo un Codice deontologico che garantiva genericamente che il trattamento dei dati personali si svolgesse «nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, nonché della dignità dell’interessato, con particolare riferimento alla riservatezza, all’identità personale e al diritto alla protezione dei dati personali».
Adesso la norma si è fatta più stringente, e la nostra attenzione dovrà concentrarsi, più che sui particolari spettacolari o pruriginosi, sulla realtà dei fatti. Non limitiamoci al burocratese dei verbali, che non sono fatti per essere pubblicati, andiamo oltre e cerchiamo la realtà delle persone, rappresentandole con rispetto e senza pregiudizi. Non chiediamoci com’era vestita, se è stata ingenua o imprudente, se una coppia omosessuale si teneva per mano, come se questo rappresentasse una provocazione, ma concentriamoci sugli accadimenti e sulle parole adeguate a rappresentare i fatti e le persone con rispetto. Ci sarà più vigilanza e i Consigli di Disciplina Territoriali potranno intervenire su segnalazione o per propria iniziativa. Perché dobbiamo ricordarci quello che rende utile, indispensabile, la nostra professione: attenersi alla realtà dei fatti e al rispetto delle persone. Tutte.
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