Ogni 2 febbraio, giorno della Candelora, si ripete la cosiddetta juta dei femminielli, pellegrinaggio annuale di femminielli, ma anche di persone Lgbti al santuario campano di Montevergine, per venerare l’icona di Mamma Schiavona (come popolarmente viene chiamata la Madonna di Montevergine), che secondo la leggenda, nel 1256 avrebbe miracolosamente salvato la vita di due amanti omosessuali.
Sul significato e il valore di un tale atto collettivo di devozione popolare l’antropologa partenenopea Marzia Mauriello ha dichiarato a Gaynews: «Il 2 febbraio è un giorno importante. Perché si celebra un rito dalle antiche origini, quello della Candelora a Montevergine, la cui protagonista è una Madonna nera, Mamma Schiavona, cui sono storicamente e tradizionalmente devoti i femminielli napoletani.
Il legame di questi ultimi con Mamma Schiavona può farsi risalire a culti antichi che proprio in questo luogo si celebravano; culti dedicati alla Grande Madre e caratterizzati dalla presenza di divinità androgine, evirazioni rituali e travestimenti in abiti femminili.
È un giorno importante, il 2 febbraio, perché In questa occasione si celebra la religiosità nelle sue varie forme e, insieme a questa, anche e soprattutto la bellezza e la ricchezza della non conformità. È un momento in cui la gioia di vivere si manifesta attraverso la musica, il canto e il ballo. La comunità Lgbtqia+ in questo giorno festeggia anche se stessa e lo fa in nome di una essenza antica ma straordinariamente attuale nella sua libertà “fluida”: quella dei femminielli».