Sabato 20 luglio, alle ore 19:00, presso la libreria romana I Trapezisti (via Laura Mantegazza, 37), sarà presentato Prometeo è un ladro e dorme, che, edito da InKnot, è la seconda silloge poetica del napoletano Claudio Finelli.
Militante di Arcigay, autore di testi per il teatro e redattore di Gaynews, Finelli torna alla poesia con un testo in cui il drammatico epilogo di un rapporto d’amore tra due uomini, lucidamente restituito in versi dall’Io lirico, si unisce a una profonda critica sociale.
Non a caso, Luca Baldoni, poeta e studioso di poesia a tematica omosessuale, nella prefazione al libro, sottolinea che «il dolore di questo libro è anche etico», spiegando come «la vicenda si incentri su un furto, quello di Prometeo, visto non come eroe che porta doni ma come simbolo di una rapina futile e inconsapevole».
In effetti, Finelli, già nell’introduzione al volume, chiarisce che il suo Prometeo è un eroe ribaltato e che in lui «dovrebbe riconoscersi tutta l’umanità che si è totalmente calata nella contemporaneità, umanità affetta da narcisismo patologico, che reifica corpi e sentimenti con l’anima in decomposizione e l’outfit ben curato».
Alla presentazione di sabato, moderata dal caporedattore di Gaynews Francesco Lepore, saranno presenti anche il regista e poeta Mariano Lamberti e la direttrice de Le Monde Diplomatique e poetessa Geraldina Colotti.
Raggiungiamo telefonicamente Finelli per saperne di più sul suo nuovo progetto editoriale.
Claudio, da cosa nasce l’idea di questa nuova raccolta di poesie?
L’occasione apparente di questo libro è una vicenda assolutamente personale, cioè l’abbandono improvviso da parte del mio ex compagno con cui ho condiviso quindici anni di vita. I versi, però, scandagliano le pieghe del dolore, del ricordo, della memoria e dell’identità, lasciando emergere un discorso che va ben oltre la circostanza occasionale. In primis, la desolante constatazione di una dilagante incapacità di relazionarsi, propria della società digitale, e poi l’altrettanto desolante riflessione sull’assenza di narrazione che contraddistingue le relazioni sentimentali tra persone dello stesso sesso.
Spiegati meglio…
Credo sia sotto gli occhi di tutti la progressiva parcellizzazione della dimensione relazionale. Solo un decennio fa, eravamo in grado di relazionarci e conoscere l’altro. La società digitale è una società in cui tutti, o quasi tutti, vivono una vita irreale e virtuale, perdendo di fatto contatto con la realtà e perdendo dunque l’essenza più autentica della dimensione affettiva ed emotiva che dovrebbe contraddistinguerci. Tutti eroi del nulla e narcisisti patologici, vocati alla reificazione dell’altro, incapaci di essere empatici, avviliti e mortificati nella meschinità della propria immagine rifratta. D’altronde, il mio Prometeo è, appunto, un volgarissimo ladro che pensa di aver compiuto un gesto rivoluzionario mentre è l’autore di un furto grossolano e ordinario.
Inoltre, nella comunità omosessuale, questa frammentazione delle relazioni è ancora più drammatica in quanto, nonostante gli sforzi del legislatore, non esiste una vera e propria tradizione dei rapporti d’amore tra persone dello stesso sesso. Dunque, in assenza di narrazioni condivise, l’amore, di per sé fragilissimo come ogni sentimento che necessita di manutenzione e cura, è esposto al costante pericolo di essere polverizzato. Anche un grande amore, un amore di quindici anni, può terminare in un attimo, senza alcuna forma di “resistenza sociale” perché, di fatto, manca un archetipo socioculturale condiviso, una narrazione di quell’amore nell’immaginario collettivo.
A chi sostiene che l’amore è uguale per tutti, io dico: no. L’amore tra due persone dello stesso sesso è molto più vulnerabile. Noi persone omosessuali, quando ci amiamo, siamo più vulnerabili dei nostri amici eterosessuali che si amano.
Secondo te, la poesia può essere un antidoto a questa forma di “deriva digitale”?
Assolutamente no. La poesia – come scrivo nell’introduzione – getta solo un po’ di luce nell’abisso. Però l’impegno di intellettuali, artisti, scrittori e uomini di cultura Lgbti è fondamentale perché solo con l’impegno senza reticenza di tutti, possiamo scardinare l’immaginario e costruire quella narrazione che, sola, renderà la mia storia d’amore solida e “reale” come quella di una coppia eterosessuale.
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