Nove tappe per altrettanti punti informativi su una malattia silente ma molto pericolosa: l’epatite C. Protagonista di questa campagna dal nome Senza la C: Informati in Giro (d’Italia), in collaborazione con il Cdi – Centro Diagnostico Italiano, è Senza la C, una rete di sei associazioni di pazienti affetti da questa malattia. L’iniziativa consiste nella diffusione di locandine e opuscoli informativi, da affiggere e distribuire in occasione delle principali tappe della corsa rosa, che si snoda da Olbia a Milano con l’ultimo appuntamento del prossimo 28 maggio. Per rendere ancor più concreta la prevenzione, in ogni tappa in cui sarà presente l’iniziativa si potranno effettuare test diagnostici gratuiti a cura del Cdi su un camper attrezzato con personale sanitario specializzato.
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Lo scopo è quello di informare più cittadini possibili in maniera scientifica e attendibile sui rischi dell’infezione, la diagnosi e i test da effettuare, i centri di riferimento, l’accesso ai farmaci per la prevenzione e la cura dell’epatite C. Questa attività di informazione e di prevenzione, realizzata con il supporto non condizionato di Abbvie, toccherà cinque regioni e nove città: Cagliari (7 maggio), Cefalù (9 maggio ), Messina (10 maggio), Molfetta (13 maggio), Firenze (17 maggio), Reggio Emilia (18-19 maggio), Bergamo (21 maggio), Milano (28 maggio).
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Secondo gli ultimi dati, in Italia le persone colpite da epatite C sono circa 300.000. Un dato che però non racconta le vere dimensioni del contagio, perché si tratta di una malattia lungo latente, ovvero i cui sintomi non sono specifici e rimangono nascosti a lungo, a volte anche anni. Quando poi si manifesta, spesso ha già intaccato seriamente il fegato, magari colpito da forme tumorali.
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Detta anche Hcv, l’epatite C è un’infezione che si trasmette con il sangue ed è causata da un virus che colpisce principalmente il fegato determinandone una infiammazione. Ai 300.000 casi diagnosticati in Italia, va aggiunto però un numero imprecisato di persone che hanno contratto l’infezione, ma che non lo sanno. Allo stato iniziale, infatti, come detto non presenta sintomi particolari, tanto che solo il 5% al momento del contagio può averne. La cronicizzazione si ha nell’ 80-85% dei casi e può condurre alla progressiva cicatrizzazione del fegato (fibrosi) fino alla cirrosi (fibrosi estesa con noduli), fattore di rischio per lo sviluppo del tumore del fegato.
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Per evitare il contagio occorre mettere in pratica alcune norme comportamentali importanti: ad esempio usare strumenti monouso e/o adeguatamente sterilizzati in ambito estetico o sanitario; usare materiale proprio magari dall’estetista; usare siringhe sterili monouso; non condividere oggetti personali taglienti (rasoi, forbici, siringhe, spazzolini) e infine usare il preservativo nei rapporti sessuali occasionali. Esistono poi delle categorie cosiddette a rischio, che tra la fine degli anni ’70 e inizi anni ’90 hanno contratto la malattia a causa di trasfusioni di sangue infetto: emofilici, trasfusi occasionali ed emodializzati che hanno pagato un prezzo altissimo a questa patologia.
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In Italia, secondo i registri di monitoraggio dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), dal gennaio 2015 al 17 aprile 2017, sono stati trattati 73.262 pazienti con i nuovi farmaci antivirali in grado di eliminare il virus in poche settimane. Rimangono ancora decine di migliaia di persone che aspettano di essere curate. Per questo dal 2014 sei associazioni (che dallo scorso anno si sono riunite nella rete Senza la C) hanno unito i loro sforzi per sviluppare in modo condiviso iniziative per la promozione della conoscenza, diagnosi, cura e prevenzione dell’epatite C in linea con il Piano Nazionale di eradicazione dell’Hcv voluto dal ministero della Salute. A farne parte: Aned Onlus, Epac Onlus, Fedemo, L’isola di Arran, Nadir Onlus, Plus Onlus.