A Palermo ieri pomeriggio una marea umana e colorata, che si è ingrossata sempre più all’avanzare della marcia dell’orgoglio Lgbt+, di cui sono stati testimonial Maria Di Carlo, compagna storica del compianto artista Nino Gennaro, l’attore teatrale Massimo Verdastro e il cofondatore di Arcigay, Gino Campanella, purtroppo assente perché degente in ospedale.
Partite dopo le 16:00 dal Foro Italico al grido di Fascisti tremate, le streghe son tornate, le tantissime persone manifestanti, che sono arrivate a essere 30.000, si sono poi riversate tra musica, slogan e balli sulla centrale via Roma per raggiungere prima delle 20:00 Villa Filippina, dove hanno avuto luogo i discorsi conclusivi dei rappresentanti del Coordinamento Palermo Pride e dove, in collegamento, è risuonata la voce dell’ex sindaco Mimmo Lucano.
Un corteo, quello palermitano, all’insegna dell’orgogliosa riaffermazione di sé e della memoria – organizzato per la prima volta nel 2010 da Paolo Patanè, quello di quest’anno è stato infatti il Pride del decennale, non essendosi potuto tenere lo scorso anno a causa delle restrizioni sanitarie – ma anche dell’amarezza e dell’indignazione per il recente affossamento del ddl contro omotransfobia, misoginia, abilismo al Senato.
Motivo, questo, che ha spinto un attivista di profonda esperienza politica e lucidità quale Luigi Carollo, portavoce del Coordinamento, e l’intero direttivo, all’interno del quale bisogna soprattutto ricordare Massimo Milani e Mirko Pace, a stabilire la non presenza di figure istituzionali «dietro lo striscione. Avendo appurato che nella tutela dei nostri diritti noi siamo solə, mai come quest’anno è utile e necessario che lo striscione di apertura del corteo sia presidiato esclusivamente dal movimento Lgbtqia+. Chiunque abbia un ruolo istituzionale è come sempre benvenutə all’interno del corteo».
E all’interno del corteo ha sfilato il sindaco Leoluca Orlando con l’intera Giunta. Presente ogni anno al Pride e da sempre in prima linea per la difesa dei diritti civili, il primo cittadino ha sferrato un duro affondo contro gli artefici del voto della tagliola. «Questa è la Palermo dei diritti che si rivolge all’Italia dei diritti negati. La bocciatura al Senato del ddl Zan – queste le sue parole – è un atto eversivo che viola i principi della nostra Costituzione. Il Parlamento ha scritto una pagina nera della vita del nostro Paese che fa fare un salto indietro rispetto ad un cammino che la città di Palermo, invece, continua. E la partecipazione di tanti cittadini in questa iniziativa è il segno di una città che lotta e sempre continuerà a farlo per il rispetto di tutti i diritti».
Gli ha fatto eco Carollo col dire: «Prendiamo per l’ennesima volta atto che questo Parlamento ben rappresenta una parte di Paese che è omolesbobitransafobico in maniera strutturale: nei sistemi educativi quanto in quelli di contenimento cresciamo e viviamo in un clima oppressivo che ci vuole morti. Ma noi ci vogliamo vivi, allora scendiamo tutti in piazza per urlare la nostra rabbia contro una classe politica indegna».
Se la protesta contro l’affossamento del ddl Zan si è caratterizzata nella forma di parata del Pride, in altre 43 città italiane ha invece assunto quella della protesta stanziale sull’esempio delle prime due di Milano e Roma, tenutesi giovedì 28. Piazze traboccanti di persone da Napoli a Torino, da Udine a Bologna, solo per citarne alcuni.
Nel capoluogo emiliano piazza Maggiore si è popolata all’inverosimile. A manifestare, tra le altre, tutta la propria rabbia anche la neoeletta consigliera comunale Porpora Marcasciano, il direttore di Gaynews Franco Grillini, l’ex deputata e prima presidente di Arcilesbica Titti De Simone. Per l’occasione il sindaco Matteo Lepore ha fatto esporre sulla facciata centrale di Palazzo D’Accursio la bandiera rainbow e successivamente illuminare coi colori dell’arcobaleno Palazzo Re Enzo.