A Torino è arrivato lo stop della Prefettura e della Questura alla sfilata del Torino Pride, che, fissata al 18 settembre, si trasforma in un “Non Pride” in programma per il 25 settembre. Il coordinatore Alessandro Battaglia ricostruisce per i lettori di Gaynews l’accaduto e illustra i vari progetti, anche in ambito politico, a cui si sta lavorando sotto la Mole.
Il Torino Pride non si farà. Perché?
Non si farà perché la Prefettura e la Questura vietano formalmente le manifestazioni dinamiche. La loro comunicazione, arrivata con soli due mesi di ritardo, ci ha naturalmente colti e colte di sorpresa vanificando il grande lavoro fatto. Nonostante la possibilità di svolgere una manifestazione statica sempre il 18 settembre, noi tutti e tutte siamo convinti e convinte che il Pride sia una marcia per i diritti e non abbiamo nessuna intenzione di trasformarla in qualcosa di diverso. Abbiamo anche chiesto perché il Dpcm del 2 marzo 2021, al quale farebbero riferimento, varrebbe per noi ma non per tante altre manifestazioni che, sia nella nostra città che in altre in Italia, si sono svolte. Ma la risposta, purtroppo, non è stata in alcun modo dialogica.
Quali altre iniziative avete in programma?
In virtù di quanto raccontato e consapevoli dell’importanza di portare in piazza i nostri corpi e le nostre istanze, il Coordinamento Torino Pride ha avviato la procedura per una manifestazione stanziale il 25 settembre, circa la cui fattibilità stiamo attendendo risposta. Saremo presenti anche a Biennale Democrazia e al Salone internazionale del Libro.
Torino da molti è considerata capitale dei diritti. Cosa ne pensi?
Torino, come molte altre città italiane, sta cercando di resistere a una vera e proprio ondata omolesbobitransfobica, un rigurgito frutto della rinnovata grande visibilità che i nostri temi hanno avuto e avranno con la discussione del ddl Zan. Qui non si tratta più di stabilire se Torino è la capitale dei diritti, ma cercare di rinnovare le motivazioni e il coinvolgimento di tante persone Lgbt+, che pensano che le unioni civili abbiano risolto tutti i problemi o che, addirittura, il ddl Zan sia già stato approvato.
A Torino ci saranno le elezioni per il nuovo sindaco? Come si pone la politica rispetto ai temi Lgbt+?
Siamo molto preoccupati e preoccupate. I diritti civili sono un non tema per molti candidati che concentrano la loro campagna elettorale su questioni che, anche se è difficile immaginarlo, inevitabilmente si intersecano con quei diritti. Quando la politica locale e quella nazionale comprenderanno che tutto ha a che fare con il benessere dei cittadini e delle cittadine, forse faremo dei passi in avanti sui diritti sia civili sia sociali. In ogni caso siamo molto attenti e attente e cercheremo in tutti i modi possibili di spronare i candidati e le candidate ad agire, oltre che a parlare, nella direzione di un nuovo patto con tutti e tutte, che possa mantenere Torino faro di una politica effettivamente inclusiva e accogliente. Se al primo turno nessuno dei candidati o delle candidate avrà la maggioranza, chiederemo a chi andrà al ballottaggio un incontro dove approfondire proprio tutti questi temi.