Misure basate sul genere in Panama e Perù per contenere la diffusione epidemiologica da Covid-19, dove rispettivamente i casi accertati sono, a tutt’oggi, 1673 e 1595 con 41 e 61 decessi.
In Panama, ad esempio, dove la normativa è in vigore dal 1° aprile, le donne possono uscire per andare al supermercato o in farmacia il lunedì, il mercoledì e il venerdì. Gli uomini, invece, il martedì, il giovedì e il venerdì. La domenica divieto assoluto di uscita, che nei giorni feriali non può superare le due ore, sia per donne sia per uomini.
In Perù il presidente Martín Vizcarra ha annunciato, il 2 aprile, restrizioni simili (ma invertite a livello di giorni) tra misure di quarantena sempre più severe per rallentare la diffusione del Covid-19. Il capo di Stato ha affermato che il nuovo decreto renderà più facile alle forze di sicurezza il monitoraggio dei movimenti delle persone e la possibilità di far rispettare la quarantena.
Ma a patire per il blocco di genere sono le persone transgender, considerate dalla «società – come dichiarato da Cristian Gonzalez Cabrera, ricercatore Lgbt+ per i diritti umani per Human Rights Watch – non necessariamente rientranti nelle tradizionali categorie di uomini e donne».
Per quanto il decreto peruviano abbia vietato «qualsiasi tipo di discriminazione» e invitato a rispettare «l’identità di genere», le persone trans affrontano pregiudizi e ostacoli in entrambi i Paesi. A Panama, inoltre, esse possono ottenere il cambio legale di genere solo dopo essersi sottoposte a intervento di riassegnazione chirurgica del sesso.
L’attivista panamense Venus Tejada ha dichiarato alla Thomas Reuters Foundation che almeno quattro donne trans sono state molestate e interrogate da passanti o dalla polizia locale. Tra loro c’era anche Barbara Delgado, che è stata detenuta per tre ore da agenti delle forze dell’ordine e multata di 50 dollari per essere uscita mercoledì, giorno designato per le donne.
Ali, un illustratore FtM di 25 anni che lavora come tatuatore, i cui dati anagrafici non sono stati rettificati sulla carta d’identità. «La mia più grande paura – ha dichiarato ad Afp – è ovviamente la polizia, che non è addestrata o sensibilizzata su questo argomento. Non so quale atteggiamento adotteranno con me. Ma sono sicuro al 100% che sarò arrestato per strada e non so se saranno aggressivi o meno. Questo è ciò che mi spaventa».
Ricardo Beteta dell’Asociación de Hombres y Mujeres Nuevos de Panamá (Ahmnp) ha denunciato ad Afp il clima di terrore suscitato da una tale misura. «Ci sono ancora pattuglie di polizia – ha detto – che usano l’argomento secondo cui Dio ha creato solo Adamo ed Eva. Quindi cosa fa una persona transgender in questa situazione?».