Dichiaratamente lesbica e simbolo della lotta contro la corruzione in Colombia, Claudia López Hernández è stata eletta sindaca di Bogotà.
Nata nel 1970 e addottoratasi in Scienze politiche alla Northwestern University di Chicago, la neo-prima cittadina della capitale, che è da anni in coppia con Angélica Lozano Correa, è stata senatrice tra le file di Alianza Verde. Partito col quale si è ripresentata alle elezioni amministrative di ieri, raggiungendo il 35,23% dei consensi e battendo così il liberale Carlos Fernando Galán (32,47%).
Yo encontré al amor de mi vida en una biblioteca… y hoy volvimos al lugar los hechos ❤️?
Cortesía de Don Agustín Nieto Caballero, gran educador. pic.twitter.com/SgrqCmXaqs
— Angélica Lozano Correa?? (@AngelicaLozanoC) August 16, 2019
La sua vittoria apre un nuovo capitolo in una Colombia gestita tradizionalmente da uomini di élite liberali e conservatrici.
«Essere una donna non è un difetto, essere una donna di carattere non è un difetto – così aveva dichiarato la scorsa settimana in un’intervista ad Afp -. Essere lesbica non è un difetto, essere una ragazza di una famiglia modesta non è un difetto o un problema».
Le elezioni di ieri, come rilevato dal presidente Iván Duque Márquez, sono state quelle con «il maggior numero di candidati nella storia». In tutto ben 116.428, di cui il 37% donne, per la carica di primo cittadino di 111 Comuni in una col rinnovo dei relativi Consigli municipali, nonché di governatore dei 32 dipartimenti del Paese e di componenti delle assemblee dipartimentali.
Ma sono state anche le elezioni col più alto numero di persone Lgbti a essersi candidate: 74.
Esse si sono comunque svolte sotto il controllo della forze armate a causa di minacce nelle aree in cui operano ancora gruppi armati e trafficanti di narcotraffico. La campagna elettorale, come osservato dalla Misión de Observación Electoral (Moe), è stata caratterizzata da forti violenze nel 27% dei Comuni interessati
Dalla chiusura delle candidature del 27 luglio quest’organismo indipendente ha riferito di sette candidati assassinati, 88 minacciati, 12 presi di mira da attacchi terroristici e uno rapito.
È stata la 2° volta che il partito delle Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (Farc) si è presentato alla urne, dopo aver firmato, il 24 novembre 2016, l’accordo di pace con il governo dell’allora presidente Juan Manuel Santos. Alle elezioni di ieri ha partecipato con 308 candidati come consiglieri comunali e solo con 18 per un mandato di sindaco.
«Lascia che la pace prevalga», aveva dichiarato il leader delle Farc Rodrigo Londoño negli scorsi mesi. Appello da leggersi alla luce di dati non certo rassicuranti: secondo le stesse Fuerzas Armadas Revolucionarias sarebbero, infatti, ben 168 (tra ex guerriglieri e parenti degli stessi) le persone assassinate dopo l’accordo di pace.
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