L’11 ottobre ricorre la Giornata mondiale del Coming Out (o Coming Out Day), celebrata per la prima volta nel 1988 Robert Eichberg, psicologo del New Mexico, e Jean O’Leary.
In occasione della ricorrenza si terrà a Milano un significativo evento letterario organizzato dalla Società Editrice Milanese (Sem), presso la sede di via Cadore 33, in collaborazione con ProdigioDivino, l’azienda vinicola, che diretta da Bruno Tommassini, Edoardo Marziari e Fabio Canino, destina parte del fatturato a campagne contro il bullismo e l’omotransfobia.
Ospite dell’evento Ho qualcosa da dirvi lo scrittore Alberto Milazzo, il cui ultimo romanzo La morale del centrino. Ovvero come sopravvivere a una mamma siciliana (Sem, Milano 2019) sarà presentato da senatore Tommaso Cerno e Cristina Stanescu con letture di Michele Di Giacomo e Federica Fabiani.
Per saperne di più sul romanzo, contattiamo l’autore all’antivigilia della presentazione.
Alberto, il suo romanzo si chiama La morale del centrino. Ci può spiegare di che tipo di morale si tratta?
Sono tante morali in una, tanti piccoli nodi dai quali spesso è difficile districarsi. Sono figlio di una mamma siciliana, sono nato a Palermo, e ho raccolto per anni racconti straordinari, divertentissimi e perfino surreali di madri di amici che, come me, sono figli di una certa sicilianità. Manon è quindi tante mamme e nessuna, ha caratteri esclusivi ma è anche l’incarnazione di un modo insulare di affrontare la vita. Manon ha una sua morale, che è quella che chiamo “del centrino”. L’abilità, cioè, di coprire ogni superficie con un laghetto di cotone. Ma questa abilità è anche metaforica, e viene applicata come regola di comportamento, per cui si evitano gli scontri e si copre tutto con un decoro, anzi con decoro. La fatica, a tratti comica e a tratti drammatica dei figli, è quella di provare a liberarsi da questo dedalo di nodi per riuscire a esistere, al di là del “centrino” e della sua morale.
Il libro è ambientato in Sicilia e lascia intravedere un’ Italia ancora legata a valori e principi obsoleti. Secondo lei, questa dimensione pre-moderna riguarda solo alcune parti del Paese o è trasversale?
Ho vissuto molti coming out. È una materia delicata. Ci sono storie finite bene e altre finite anche molto male. Ma quello che le accumuna tutte è l’intensità del racconto. Ho visto omosessuali adulti, fieri, con le lacrime agli occhi nell’evocare alla memoria il momento del loro coming out in famiglia. La radice della genitorialità è in parte anche la radice della nostra identità. Un tema che mi ha sempre affascinato e che ho cercato di trattare con onestà, ma anche con pacatezza. Il tema poi è trasversale, non è regionale, non è legato a un luogo piuttosto che ad un altro. Io scelgo di ambientarlo in Sicilia perché è dove sono nato, ma coming out difficili, lunghi, sofferti, avvengono al nord come al sud, in famiglie di ceto alto o basso. La percezione comune è che sia sempre più facile dirsi gay, ed è un bene che sia così. Ma la strada da fare è ancora tanta. Condividere, anche un libro, una lettura è sicuramene un gesto di emancipazione, come dici tu.
Il romanzo è anche un libro sulla madre. Che tipo di madre è Manon? Che responsabilità hanno i genitori, soprattutto le madri, nella possibilità che hanno le persone Lgbt di essere felici e sentirsi incluse?
Ci sono due pregiudizi affrontati in questo libro che ricadono sulla coppia protagonista, la madre e il figlio. E in qualche modo i pregiudizi stanno proprio nella definizione di “madre” e in quella di “figlio”. Il figlio, in La morale del centrino, decide di fare coming out, e come spesso accade in questi casi, deve smontare il pregiudizio sull’essere figli. Uscire dall’orbita della filiali generica per diventare un essere umano, questo, con i suoi caratteri specifici. D’altronde la madre, credo ogni madre, vive su di sé il pregiudizio della maternità. La fatica è quella di essere madre ma anche di restare una donna, una persona specifica, con le sue ruvidezze, le sue asprezze, la sua unicità. In questo libro si procede dal generale al particolare, dall’umorismo dei grandi sistemi, via via verso un sorriso sfumato che nasce dalla consapevolezza di sé e dell’altro. Credo che un coming out sia una occasione di crescita per tutte le persone coinvolte, figli, fratelli, genitori, amici. Voltare le spalle a qualcuno che fa coming out è perdere una occasione per diventare una persona più consapevole.
Quanto alla felicità … Manon risponderebbe così come attacca il libro: L’unica felicità possibile è la media delle nostre infelicità. È un approccio appena appena catastrofista, talmente soffocante da essere incidentalmente comico. Ed è in parte derivato dal mio ultimo lavoro teatrale, una indagine sul mondo ebraico che porto avanti da diversi anni. L’umorismo ebraico è una risorsa per l’umanità, una delle più grandi eredità e forse la meno riconosciuta che la millenaria cultura ebraica consegna alla storia. Le madri del mediterraneo però devono avere qualcosa in comune se nei racconti dei loro figli si somigliano un po’ tutte. Manon, la mia protagonista, è un incrocio fra alcune mamme siciliane che ho conosciuto e la leggendaria yiddishe mame che troneggia nel barzellettario ebraico. Una sintesi che mi appartiene, perché in modi diversi da tanto tempo cerco in me un equilibrio impossibile (ma per questo ancora più necessario) fra mondi diversi, ma che sento familiari e affini.
Quale valore attribuisce al coming out? L’Italia è un Paese in cui fare è facile farlo?
Ognuno ha i suoi tempi e i suoi modi. Bisogna rispettarli. Quello che possiamo fare, però, è costruire una società più consapevole. Il mio libro, La morale del centrino, è anche un libro di servizio: so che viene regalato dai genitori ai figli e dai figli ai genitori per affrontare un tema in cui non sempre si sa come destreggiarsi. Il fatto che io abbia usato una sorta di “sorriso inclusivo” nel libro credo aiuti a sdrammatizzare, ad agevolare il dialogo e poi la riflessione. Non ho fatto sconti nella trama, ma l’orizzonte è quello della ricomposizione. Anche nel caso in cui, come nel libro, sembra che non ci sia più niente da dirsi, i miei protagonisti compiono una piccola rivoluzione domestica e a modo loro si ritrovano. Forse si scrive quello che si spera, e io spero che ogni coming out abbia un suo lieto fine.
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