Ieri alle Nazioni Unite Xavier Bettel, primo ministro del Lussemburgo, ha dichiarato, come politico apertamente gay, di non poter accettare l’hate speech contro le persone Lgbti, ricordando a tutti il dovere di condannarlo. Si tratta del primo discorso all’Onu da parte di un leader mondiale dichiaratamente omosessuale.
Invitando i capi di Stato a impedire che in nome di una malintesa libertà di espressione si possano arrecare danni alle persone, il 46enne Bettel ha dichiarato nell’ambito del meeting del Lgbti Core Group Onu: «Siamo tutti parte e tutti abbiamo una responsabilità. Questo inizia dai tuoi politici, ma puà estendersi anche a una serata in famiglia o a una ena con amici. Se si fanno discorsi di odio, non potrai mai accettarli»
Sposatosi con Gauthier Destenay il 15 maggio 2015 e rieletto al secondo mandato nel 2018, Bettel è uno dei tre leader mondiali apertamente omosessuali insieme con il primo ministro irlandese Leo Eric Varadkar e la prima ministra serba Ana Brnabić.
Il premier lussemburghese ha anche affermato che mentre l’omofobia è una «scelta personale» contro cui lottare, l’essere Lgbti non lo è.
PM @Xavier_Bettel at #UN #LGBTI core group event: “Being gay is not a choice but not accepting it is a choice. Homophobia is a choice and we have to fight against it!” ?️?#TurnOffTheHate pic.twitter.com/SasKGBYpf9
— Luxembourg ONU (@LuxembourgUN) September 24, 2019
A febbraio, durante un vertice tra Ue e Paesi arabi, ha affrontato i leader dei 22 Stati membri della Lega Araba, in alcuni dei quali vige la pena di morte per i rapporti omosessuali. Tra questi Mauritania e Brunei sono oggetto di moratorie internazionali al riguardo hanno moratorie sulle condanne a morte per rapporti omosessuali.
«Il presidente al-Sisi ha tenuto un discorso per chiedere maggiore libertà religiosa – ha concluso Bettel all’Onu –. Ho appena risposto che voglio più tolleranza per le donne, più tolleranza per le opinioni. Come anche nella Lega araba, in metà dei cui Paesi non sarei in grado di parlare perché condannato a morte».
Come noto l’Lgbti Core Group dell’Onu è il gruppo di Stati Membri delle Nazioni Unite e di organizzazioni della società civile attivo nella protezione e promozione su scala globale dei diritti delle persone Lgbti. Co-presieduto da Argentina e Olanda, esso include Albania Australia, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Croazia, El Salvador, Francia, Germania, Giappone, Israele, Italia, Lussemburgo Messico, Montenegro, Norvegia, Nuova Zelanda, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti e Uruguay, oltre a Unione Europea, Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, Human Rights Watch e Outright Action International.
L’Italia è entrata nel gruppo nel 2017 mentre era ministro degli Esteri Angelino Alfano.
Ho già spiegato perché queste uscite sono un autogol per gli lgbt, per la democrazia, per le libertà.
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