Il Tribunale di Verona in composizione monocratica ha condannato questa mattina Massimo Gandolfini per aver diffamato Arcigay.
La pena per il portavoce del Comitato Difendiamo i nostri figli e leader del Family Day è stata irrogata sulla base dell’art. 595 (comma 1 e 2) del Codice penale: quattro mesi di reclusione, convertiti in una sanzione pecuniaria di 30.000 euro, e una provvisionale di 7000 euro per Arcigay e 3000 euro per l’allora presidente Flavio Romani, in una col pagamento delle spese processuali.
I fatti, cui la sentenza fa riferimento, avvennero nel 2015, quando durante un intervento pubblico Gandolfini sostenne che tra le 58 identità di genere approvate da Arcigay (e tra cui era possibile optare su Facebook per connotare il proprio profilo) vi fosse anche la pedofilia. Per sostenere le proprie affermazioni, il medico bresciano mostrò un articolo de La Repubblica, il cui occhiello era Da oggi il social media permette di optare tra 58 identità diverse. Tutte approvate da Arcigay, inclusa una destinata a suscitare dibattiti.
Tuttavia ne travisava totalmente il contenuto, sostenendo che l’identità di genere approvata da Arcigay e destinata a suscitare dibattito fosse la pedofilia, e non quella del “femminiello”, come l’articolo correttamente riportava.
Viva soddisfazione è stata espressa da Gabriele Piazzoni, segretario generale d’Arcigay. «Ancora una volta – ha dichiarato – un esponente del mondo ultraconservatore viene condannato per la sua condotta nei confronti delle persone e delle associazioni Lgbti.
Pochi mesi fa Pillon veniva condannato a Perugia, oggi Gandolfini fa il bis a Verona. Questa condanna ci dice molto sulla modalità che i patron del Family Day usano per affermare le proprie idee, cioè la diffamazione.
Con molta soddisfazione oggi diciamo nuovamente che giustizia è fatta e che continueremo a difendere in ogni sede la dignità e l’onorabilità delle persone lgbti. Un ringraziamento sentito all’avvocata Rita Nanetti, che con grande competenza ci ha assistiti in questa vicenda».
Il PLAUSO DI MONICA CIRINNÀ
Commento positivo anche da parte della senatrice Monica Cirinnà, che ha dichiarato: «La condanna di Massimo Gandolfini per diffamazione ai danni di Arcigay conferma che in Italia non può esserci spazio per discorsi di odio omofobico e violento.
È una buona notizia, nel mese dei Pride, cui l’Italia sta partecipando in massa, per testimoniare il proprio attaccamento ai valori della libertà, dell’eguaglianza e dell’inclusione, espressi dalla Costituzione: quegli stessi valori che Gandolfini disprezza, spalleggiato dalla peggiore destra, cui é peraltro non da oggi è organico».
Condanna di Massimo #Gandolfini è una buona notizia, nel #PrideMonth , per valori di libertà, eguaglianza e inclusione della Costituzione: quegli stessi che Gandolfini disprezza, spalleggiato dalla peggiore destra, di cui é peraltro non da oggi è organico https://t.co/IQLqKhHKnL
— Monica Cirinnà (@MonicaCirinna) 10 giugno 2019
LA REAZIONE DI PRO VITA: «GHIGLIOTTINA MEDIATICA RISCHIA DI DIVENTARE GIUDIZIARIA»
Fermo dissenso per la condanna di Gandolfini è stato invece espresso da Toni Brandi e Jacopo Coghe, rispettivamente presidenti di Pro Vita e Generazione Famiglia nonché organizzatori del Congresso di Verona, che si sono stretti intorno al leader del Family Day, «chiamato in causa dall’Arcigay di cui sarebbe stata offesa la reputazione. Qui quelli che sempre più spesso sono diffamati ed offesi siamo noi tutti sostenitori della famiglia naturale.
Contro di noi abbiamo letto di tutto: se applicassimo i criteri che vorrebbero che fossero applicati a Gandolfini, ne vedreste delle belle. Noi ci siamo sentiti dare dei torturatori di bambini, dei trogloditi e degli assassini solo perché difendiamo la vita dal suo concepimento alla sua fine e la famiglia costituita da mamma e papà. Siamo noi i veri discriminati.
Questa prima sentenza rappresenta l’ulteriore prova che la ‘ghigliottina mediatica’ funziona e rischia di trasformarsi in giudiziaria. Ci aspettiamo che il processo, nella sua prosecuzione, riconosca l’assoluta innocenza di un uomo e medico stimato e ritenuto d’esempio per milioni di persone’».
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