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Intitolare una strada a Caristena, vittima gay della ‘ndrangheta? Un primato mondiale per la Calabria: parola di Klaus Davi

Francesco Lepore by Francesco Lepore
4 Novembre 2017
in Attualità
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27 anni fa moriva a Gioia Tauro (Rc) il commerciante Ferdinando Caristena, ucciso dalla ‘ndrangheta perché omosessuale. Allo storico evento parteciperanno, fra gli altri, il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, il sostituto procuratore Roberto Di Palma, il presidente del locale comitato d’Arcigay Lucio Dattola e, soprattutto, il massmediologo Klaus Davi. Già, perché è grazie al suo impegno se per la prima volta al mondo sarà intitolata una via, e per giunta nel Reggino, a una vittima gay delle mafie.

Per saperne di più, lo abbiamo raggiunto alla vigilia del suo viaggio in Calabria.

Klaus, domani sarà finalmente intitolata a Gioia Tauro una strada a Ferdinando Caristena. Quale sentimento ha provato a tale notizia?

Il mio sentimento è di gioia perché il Sud Italia e, più specificamente, la Calabria conseguono un primato mondiale. Si tratta infatti della prima via intestata a una vittima Lgbti di mafia. Di vittime di mafia ce ne sono migliaia al mondo e molte di esse hanno ricevuto pubblici riconoscimenti. Ma nessuna vittima omosessuale ne aveva finora ricevuto uno. Questo dimostra come le cose siano profondamente cambiate al Sud e come per certi versi il Sud sia all’avanguardia. E poi parliamo di un Comune come Gioia Tauro.

Proprio a Gioia Tauro lei fu aggredita lo scorso anno…

Sì, sotto la casa dell’avvocato Gioacchino Piromalli, che è stato fra l’altro arrestato circa un mese fa. Devo dire che l’aggressione non c’entra nulla con la gente di Gioia Tauro. È stato un gesto di Piromalli per dimostrare al suo interlocutore una prova di forza. Un’aggressione legata al mio impegno nel fare luce sulla morte di Caristena, ucciso in quanto gay.

Nell’ambiente mafioso l’omosessualità è ancora tabù. Una vera e propria ipocrisia se si tiene conto che l’omosessualità è incompatibile solo sulla carta con la “morale” mafiosa della famiglia, poggiata sul concetto di clan. Poi però nella pratica molte volte in questi ambienti si vive, purché in maniera nascosta, con una doppia o tripla morale. Rispetto alla camorra e a Cosa Nostra bisogna indubbiamente dire che la ‘ndrangheta è la struttura criminale più omofoba.

Ha avuto modo di conoscere familiari o amici di Caristena?

No. Loro hanno anzi comunicato – non a me ma i giornali – la propria contrarietà al fatto che si parlasse di Ferdinando come gay. Una cosa assurda. Anche se Ferdinando non fosse stato gay – cosa invece certa –, è stato comunque ucciso per questo motivo. Lui è stato vittima di un pregiudizio.

Parlando di pregiudizio, sa benissimo che la via sarà intitolata a Ferdinando Caristena quale “vittima del pregiudizio”. Secondo lei basta una tale qualifica? O non sarebbe stato meglio parlare di “vittima del pregiudizio omofobico” o “vittima gay della ‘ndrangheta”?

Indubbiamente l’avrei scritto ma io non sono la Prefettura. Lo avrei fatto perché Ferdinando conviveva con un uomo poi deceduto per complicanze da Aids. Successivamente ebbe una presunta relazione con un uomo imparentato col clan Molè-Piromalli e, in contemporanea, con la sorella di lui che voleva sposare. Ciò fu la causa del suo omicidio: perché un omosessuale non poteva entrare in una  famiglia d’onore.

È ovvio che per evitare lo scontro coi parenti di Caristena la Prefettura abbia adottato una soluzione di mediazione. Ma attraverso i media è passato il vero messaggio.

L’intitolazione d’una via a Ferdinando è indubbiamente un suo successo. Coronamento di quell’impegno da lei profuso anche col lancio d’una specifica petizione. Chi ha aderito a questa iniziativa?

Gente comune. Soprattutto tanti e tante giovani calabresi. Abbiamo raccolto 5mila firme. Ma in realtà il Comune di Gioia Tauro aveva deciso l’intitolazione d’una strada a Ferdinando già dopo le mille firme. Non abbiamo trovato nessuna resistenza da parte dell’amministrazione locale e della Prefettura di Reggio Calabria.

In una recente dichiarazione ha ringraziato anche il ministro Minniti per l’intitolazione della strada a Caristena. Perché?

Minniti si è espresso favorevolmente al riguardo col Prefetto. Essendo lui calabrese, ha espresso un suo parere. Non che il suo parere sia stato determinante, perché la decisione era stata già assunta. Però una presa di posizione del ministro dell’Interno è certamente una cosa importante.

Per non parlare poi della splendida lettera del procuratore Federico Cafiero de Raho, in cui si parla di Ferdinando “quale vittima della ‘ndrangheta e martire del pregiudizio”. Credo che questo grandissimo magistrato, che ha combattuto i Casalesi e che sarà nominato a breve a capo della Procura nazionale Antimafia, si sia positivamente stupito della rapidità con cui si è giunti alla decisione di intitolare una via a Caristena.

Per concludere. Sono stati recentemente depositati due progetti di legge regionale contro le discriminazioni da orientamento sessuale e identità di genere in Calabria. Che cosa ne pensa?

Sono totalmente favorevole. Credo che si tratti di una cosa molto importante non tanto per noi adulti, che sappiamo maggiormente difenderci, quanto per i più giovani, vittime di bullismo e pregiudizi a scuola e, spesso, anche nelle famiglie.

Mi auguro che la Regione Calabria si doti quanto prima di una tale normativa. Un ulteriore segnale di avanzamento nel cammino del rispetto, dell’inclusione e dell’abbattimento dell’omotransfobia. 

Tags: calabriaclan molèfederico cafiero de rahoferdinando caristenaGaygioacchino piromalligioia tauroklaus davimafiendranghetaomofobiaomosessualitàroberto di palma
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Il 29 maggio 1998, un venerdì, prende il via la grande avventura del primo quotidiano on-line Lgbti in Italia. NOI (ora Gaynews.it) Notizie Omosessuali Italiane, diretta da Franco Grillini, eredita la testata di “CON/TATTO” registrata al Tribunale di Bologna fin dal 1989 e “organo” dell’ARCIGAY, che esce con 14 numeri prima di cedere il passo alla nuova impresa telematica.

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