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Arcigay Catania contro Musumeci: «Vada a casa. Il suo vero slogan: “Diventerà razzistissima”»

CONTRO L'ORDINANZA DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIA SUGLI HOTSPOT ANCHE L'EPISCOPATO INSULARE

Francesco Lepore by Francesco Lepore
26 Agosto 2020
in Attualità
Ph. Pagina Fb di Nello Musumeci

Mentre si fa sempre più acceso lo scontro tra ministero dell’Interno e presidenza della Regione Sicilia sulla chiusura degli hotspot, al punto tale che ieri Viminale ha annunciato il ricorso al Tar contro l’ordinanza Musumeci, ieri è scesa in campo anche la Conferenza episcopale siciliana per ribadire il proprio no a «provvedimenti contro i migranti nella logica del capro espiatorio», quando invece, continua il comunicato a firma del vescovo di Noto, Antonio Staglianò (delegato della Cesi per le Migrazioni), «in questo momento il pericolo vero è un movimento incontrollato, e forse poco controllabile, a motivo del turismo e della movida».

Argomento, quest’ultimo, già affrontato il giorno prima, nella nota della Caritas e dell’Ufficio Migrantes dell’arcidiocesi di Palermo, in cui pur rilevando come «l’ordinanza parta in verità da una costatazione del tutto condivisibile, mettendo in luce l’enorme disagio in cui versano oggi sia la popolazione siciliana, sia i migranti affluiti sulle nostre coste in questi mesi estivi», si osserva: «Infatti, la conseguenza logica di questa situazione dovrebbe essere una serie di atti amministrativi e legislativi volti a coniugare sicurezza e solidarietà, a tutelare i Siciliani e ad accogliere in maniera dignitosa i più poveri della terra. L’ordinanza invece sceglie la via dell’ennesima negazione del diritto umano alla mobilità, la via mistificante di una nuova cosciente discriminazione.

Tutti ricordano come la Regione Sicilia aveva nei mesi scorsi, per bocca dello stesso presidente, prefigurato misure di controllo severissime per i turisti orientati a trascorrere le loro ferie in Sicilia (trovandosi tra costoro, anche persone provenienti da paesi ad alta diffusione primaria del Covid). Di quel che fu preannunziato a maggio finora non si è visto nulla, né si sono messi in atto protocolli di sicurezza volti ad evitare assembramenti o altre forme di pericolosa promiscuità. Ma se coloro che provengono dai paesi del Nord del mondo, interessati fortemente dal coronavirus, possono muoversi ed entrare liberamente in Sicilia, perché i migranti no?».

Il bollettino di ieri ci dice, ad esempio, che sono 24 i nuovi casi di persone positive al Covid in Sicilia, nessuno dei quali è migrante, su 2634 tamponi effettuati, mentre i ricoverati con sintomi sono 53. Inoltre aumentano le terapie intensive (anche queste senza alcun nesso coi migranti ammassati negli hotspot insulari) sì da rendere la Sicilia, al riguardo, la seconda regione dopo la Lombardia.

Insomma, l’operazione Musumeci appare sempre più da leggersi nell’ottica di un assist propagandistico a Salvini, che continua a fare dei migranti quali causa dell’aumento del numero dei contagi in Italia il proprio cavallo di battaglia.

Sempre lunedì si è schierata contro il presidente della Regione Sicilia anche Arcigay Catania con una lettera aperta dal linguaggio culto e impreziosito di riferimenti storici ma durissima nei toni, il cui testo pubblichiamo integralmente:

Lettera di Arcigay Catania al Governatore della Sicilia non al Governatore della Libia (sempre sia beata Giuni Russo)

Ulisse di ritorno dalla mitica guerra di Troia, un po’ come i siriani e tutte le altre popolazioni che fuggono dalle guerre, prima di raggiungere la sua Itaca navigò lungo le nostre coste e isole e ricevette accoglienza. Certo una eccezione fu il monocolo Polifemo anche lui riportanteci al nostro monocolo governatore. La Sicilia è sempre stata terra ospitale e rispettosa degli stranieri ritenuti sacri come in quasi tutte le civiltà antiche, rispetto e sacralità care a Giove ma certo non al nostro ineffabile Presidente. D’altronde cosa pretendere da chi proviene da quel passato politico che inneggiava alla monarchia, a quei savoia che pur di fregiarsi del ritorno dell’impero “sui colli fatali di Roma” autorizzarono Mussolini a portare guerra e distruzione in diversi paesi africani. Ma quell’impero non fu certamente quello romano, che esportò civiltà, diritto, arte e cultura, ma quello dei savoia-mussolini che esportò gli stupri delle bambine, i Montanelli ad esempio, le stragi di Graziani, tutta robaccia tanto cara al nostro presidente.

Questa sua ordinanza, pertanto, non ci stupisce affatto essendo essa frutto di quella cultura a Lei presidente così cara, quella cultura che ha trasformato il suo originale slogan elettorale “sarà bellissima” nell’attuale tristissimo sarà razzistissima. Ma questa ordinanza oltre a offendere la nostra cultura e civiltà siciliana rivela anche il suo delirio di onnipotenza non potendo Ella emanarla in quanto competenza del governo centrale, come puntualmente evidenziato oggi dal Viminale che di fatto le ha dato dell’incompetente.

Che dire poi della, ci perdoni, vigliaccheria nell’addebitare ai migranti la diffusione del Covid, come se questi si avventurassero/sventurassero per mare in cerca di discoteche, pub, bar e ristoranti. Ciò ovviamente per nascondere la sua incompetenza, oltre quella della sua squadra di governo, nel gestire una criticità che richiedeva e richiede ben altre competenze e sensibilità.

Arcigay Catania la invita presidente Musumeci a dimettersi perché questa terra, la terra di Pirandello, Verga, Sciascia, Guttuso, Goliarda Sapienza, Camilleri, tanto per citarne alcuni, non merita la sua presenza. Lasci Palermo che vide regnare Federico II “stupor mundi”, ci stupisca anche lei ma tornandosene a casa e restituendoci la dignità che noi siciliani meritiamo. Vada a casa.

Tags: arcigay cataniaconferenza episcopale sicilianahotspotlgbtmatteo salvinimigrantinello musumecipersone lgbtiregione siciliaviminale
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Il 29 maggio 1998, un venerdì, prende il via la grande avventura del primo quotidiano on-line Lgbti in Italia. NOI (ora Gaynews.it) Notizie Omosessuali Italiane, diretta da Franco Grillini, eredita la testata di “CON/TATTO” registrata al Tribunale di Bologna fin dal 1989 e “organo” dell’ARCIGAY, che esce con 14 numeri prima di cedere il passo alla nuova impresa telematica.

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