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Salento, picchiano e staccano l’orecchio a un 43enne: «Frocio». 5 indagati per tentato omicidio

DUE DEGLI AGGRESSORI MILITANO IN CASAPOUND. TUTTI HANNO STUDIATO O STUDIANO PRESSO LA CATTOLICA A MILANO

GayNews by GayNews
9 Gennaio 2020
in Attualità

Un pugno deciso all’occhio sinistro da far cadere la vittima, un 43nne gay, al suolo nella notte del 10 agosto 2019 a Santa Cesarea Terme (Le). Poi calci e pugni anche alla testa dell’uomo, fino a trascinarlo per l’orecchio sinistro lungo vari metri. Con una presa così forte da strappargli il lobo dello stesso orecchio.

Quindi la fuga disperata dell’uomo, che cerca inutilmente aiuto a un passante ma è raggiunto dagli assalitori che lo riducono in fin di vita. Il tutto sempre accompagnato dall’assordante ritornello insultante: «Frocio, ricchione».

Per questo motivo cinque giovani, tra i 20 e i 26 anni, sono finiti iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di tentato omicidio in concorso aggravato dalla crudeltà e, come indicato dal pm Luigi Mastroianni della procura di Lecce, «dall’aver commesso il fatto per motivi abietti consistiti nel percuotere la vittima e discriminarla in ragione del suo orientamento sessuale».

Gli indagati sono un 26enne salentino di Trepuzzi e quattro turisti milanesi, accomunati dal fatto di essere studenti o ex studenti della Cattolica di Milano. Due di loro, come specificato dal Quotidiano di Puglia, sono militanti di CasaPound.

Condanna dell’accaduto è stata espressa dal deputato Alessandro Zan (Pd), relatore della legge contro l’omotransfobia alla Camera, che ha rilevato in una nota: «La scorsa estate questi cinque ragazzi, due dei quali militanti di CasaPound, avevano pestato a sangue un uomo per due volte in ragione del suo orientamento sessuale, fino a staccargli un orecchio.

Ora verranno processati per tentato omicidio, con l’aggravante del motivo abietto. Questo perché, nel nostro Codice penale, ancora manca l’aggravante dell’omotransfobia, che andrebbe a punire i reati dettati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere delle vittime. Esattamente come già accade per i crimini commessi per i moventi, ad esempio, di etnia, di nazionalità o di credo religioso.

Per quanto ancora una persona Lgbt+, colpita da violenze e discriminazioni, dovrà attendere di ottenere piena giustizia per ciò che ha subito? La magistratura in Italia deve ancora ricorrere ad altri mezzi per punire reati che hanno origine da una piaga ben precisa: l’omotransfobia. È ora di dire basta, è tempo di approvare la legge».

Sulla vicenda si è espresso, in un lungo e articolato post il giurista Antonio Rotelli, co-fondatore di Rete Lenford e assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Udine, che ha invitato le associazioni Lgbti e le istituzioni, a partire dal Comune di Santa Cesarea Terme (Le), «a costituirsi parte civile costituirsi parti civili nel procedimento penale davanti al Tribunale di Lecce. Fate presto perché potrebbe esserci poco tempo per farlo.

Chiunque abbia commesso quel gesto criminale deve sapere che quell’uomo non è solo e devono pagare. Non per vendetta, ma per giustizia. La vittima non è “un omosessuale”, ma è “una persona” e i calci e i pugni che gli hanno inferto li abbiamo ricevuti tutte e tutti noi».

Rotelli non ha mancato di muovere un duro j’accuse alla Giunta Emiliano e al Consiglio regionale della Puglia, che da cinque anni «non riesce ad approvare la legge contro le discriminazioni omo-transfobiche. Una legge necessaria alla Puglia perché la cultura, la prevenzione e la lotta alle discriminazioni sono indispensabili per bloccare la violenza che cresce – in tutta Italia – contro le persone omosessuali e trans.

Io non ho paura dei barbari che potrebbero arrivare a governare la Puglia, perché i barbari sono già al governo della Regione e io li ho conosciuti durante l’iter di approvazione della legge, che è bloccata da un anno e mezzo. Questi barbari siedono nelle fila della maggioranza di governo e si ricandidano per la prossima legislatura regionale. Se la legge non verrà portata in Aula e votata non ci sarà nessuna possibilità che io voti una coalizione che riporti queste persone in Consiglio regionale. Not in my name».

Vicinanza alla vittima e condanna dell’accaduto è stata espressa anche da Arcigay Salento, che ha dichiarato: «Esprimiamo solidarietà e vicinanza alla vittima e ci auguriamo che gli autori di questo gesto infame e deprecabile siano assicurati alla giustizia.

Auspichiamo ancora una volta che la Regione Puglia e il Parlamento della Repubblica Italiana si decidano quanto prima a legiferare contro certi episodi sempre più frequenti di omo-lesbo-bi-transfobia. Il Salento rimane sempre terra accogliente soprattutto della comunità Lgbtq+».

Tags: alessandro zanarcigay salentocasapoundcattolicaleccelgbtmilanoomofobiapersone lgbtisalento
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Il 29 maggio 1998, un venerdì, prende il via la grande avventura del primo quotidiano on-line Lgbti in Italia. NOI (ora Gaynews.it) Notizie Omosessuali Italiane, diretta da Franco Grillini, eredita la testata di “CON/TATTO” registrata al Tribunale di Bologna fin dal 1989 e “organo” dell’ARCIGAY, che esce con 14 numeri prima di cedere il passo alla nuova impresa telematica.

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