Dal 31 dicembre le unioni civili sono consentite in Inghilterra e Galles (la Scozia aveva già provveduto a farlo, in Irlanda del Nord la normativa entrerà in vigore in febbraio) anche alle coppie eterosessuali. Normate nel 2005 come tutela per le coppie di persone dello stesso sesso prima dell’introduzione del matrimonio egualitario, esse erano rimaste in vigore unicamente per le stesse. A seguito di una decisione della Corte Suprema del 2018 sono state aperte anche alle coppie etero, che possono così scegliere tra le nozze e la forma più snella di civil partnership.
A parlarne, il 2 gennio, su La Stampa Alessandra Rizzo in un articolo che, però, già dal titolo sembra suggerire l’idea di una discriminazione al contrario, quella che cioè subirebbero le coppie eterosessuali rispetto a quelle omosessuali, beneficiarie, quest’ultime, di un’istituto ad hoc. A rafforzare un tale equivoco la cartina annessa su la situazione in Europa, dove sono segnati in rosso i «Paesi che prevedono le nozze gay» (Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Irlanda, Islanda, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia) e in arancio «Paesi che prevedono le unioni civili per etero e omosessuali» (Austria, Cipro, Croazia, Germania, Grecia, Italia, Malta, Repubblica Ceca, Regno Unito, Slovenia, Svizzera, Ungheria).

Una cartina, però, del tutto erronea perché in Austria, Germania, Malta, Regno Unito è legale il matrimonio egualitario, mentre in Cipro, Croazia, Grecia, Italia, Repubblica Ceca, Slovenia, Svizzera e Ungheria le unioni civili esistono esclusivamente per le coppie di persone gay e lesbiche, ma unicamente perché è precluso loro il matrimonio. È, invece, da dirsi che in alcuni Paesi in cui è stato normato il matrimonio egualitario è stata estesa l’unione civile, ancora vigente, anche alle coppie di persone dello stesso sesso, come, ad esempio, in Austria e Regno Unito.
Ciò ha indotto, il 3 gennaio, il sottosegretario agli Affari Esteri e al Commercio Internazionale, Ivan Scalfarotto, a indirizzare una lettera chiarificatoria al direttore de La Stampa Maurizio Molinari. Eccone di seguito il testo:
Caro Direttore,
scrivo per la cartina pubblicata ieri da La Stampa, dove si dividono i Paesi europei tra quelli che «prevedono le nozze gay» e quelli che «prevedono le unioni civili per etero e omosessuali», e più in generale per una riflessione su pagina 13.
Desidero sottolineare che:
– nella maggior parte dei Paesi in cui esistono o sono esistite le unioni civili (in questo momento per esempio in Italia, Svizzera o Repubblica Ceca), esse sono riservate alle sole coppie gay o lesbiche;
– in Germania (come già successo prima in Islanda, Norvegia, Svezia e Danimarca) le unioni civili non esistono più da quando è stato introdotto il matrimonio per tutti;
– in Francia accanto al matrimonio per tutti è ancora previsto l’istituto dei Pacs.
L’intera pagina suggerisce l’idea che l’esistenza di un istituto specifico per le coppie gay rappresenti non il gradino iniziale della rimozione di una discriminazione, ma che invece costituisca la concessione di un privilegio a favore delle coppie gay e lesbiche. Che siano cioè le coppie eterosessuali a essere discriminate a favore di quelle omosessuali. Ora è evidente che l’obiettivo finale di questo sforzo legislativo, in corso in Europa e in altre parti del mondo, è in realtà quello di parificare le coppie gay e le coppie etero: che lo si faccia attraverso l’apertura del matrimonio a tutte le coppie o, come succede da ieri in Gran Bretagna, aprendo a tutte le coppie la possibilità di optare sia per il matrimonio che per un’unione percepita come più snella e laica come l’unione civile.
Il motivo per cui in alcuni Paesi, come l’Italia, le unioni civili sono riservate (almeno in un primo tempo) solo alle coppie gay non è quello di creare uno status speciale più favorevole alle coppie omosessuali. È solo che il legislatore non ha avuto, almeno in un primo tempo (come è successo in Spagna), il coraggio o la forza di introdurre direttamente il matrimonio per tutti.
Questo punto va chiarito con attenzione, per evitare equivoci pericolosi che potrebbero trasformare nella percezione dei lettori una minoranza vessata in un obiettivo di antipatia in quanto percettrice di un indebito privilegio. Che esistano Parlamenti che si riuniscono nottetempo per votare leggi che introducono benefici per minoranze influenti a scapito della maggioranza dei cittadini: è un meccanismo delicato che abbiamo purtroppo già visto all’opera e che facilmente genera mostri.
La creazione di un istituto ad hoc per le coppie omosessuali, va ribadito, costituisce in realtà il mantenimento di una parziale discriminazione: quella che ancora viviamo nel nostro Paese e per il cui rapido superamento dovremmo tutti lavorare. Certo non l’attribuzione di un particolare beneficio nei confronti di una minoranza.
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