Sta per debuttare in Italia, precisamente al Teatro Piccolo Bellini di Napoli, Il 5 e il 6 novembre, il progetto scenico Jules & Roméo, tragedia coreografica in 3 atti, nata da una collaborazione tra due ballerini dell’Opéra de Paris, Jean-Sébastien Colau e Grégory Gaillard.
Lo spettacolo è un riadattamento dell’opera shakespeariana Romeo e Giulietta in chiave contemporanea: il milieu storico è quello della tormentata discussione della legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso. Il lavoro di Colau e Gaillard intende suscitare curiosità e riflessione nello spettatore, dimostrando che ogni legame d’amore può essere eterno. Per la messa in scena Jean-Sébastien Colau ha voluto tradurre la dimensione sociale della tragedia di William Shakespeare attraverso il linguaggio coreografico associato a teatro, musica e danza.
Dopo il successo dello spettacolo in Francia Jean-Sébastien Colau, spesso invitato come maestro del corpo di ballo del Teatro San Carlo, ha deciso di rimettere in scena Jules & Roméo con un cast di danzatori italiani (Tommaso Palladino, Vincenzo Veneruso, Valeria Iacomino, Nastassia Avolio, Danilo Di Leo, Angelo Egarese).
Per saperne di più su questa originale operazione teatrale, contattiamo Jean-Sébastien Colau, regista del progetto ed étoile internazionale.
Da dove nasce l’idea e l’esigenza di rivisitare l’opera di Shakespeare in chiave omosessuale?
L’idea mi venne nel 2012, quando ho interpretato il ruolo di Romeo nella versione classica e tradizionale a Singapore. Durante questa tournée dovevo organizzare uno spettacolo per il mio ritorno in Francia e poter ballare con il mio migliore amico Gregory Gaillard (siamo cresciuti insieme all’Opéra de Paris). La danza tra uomini è spesso qualcosa di astratto, senza trama, senza sentimenti. A volte assistiamo a molte parodie umoristiche, ma se parliamo di sentimenti d’amore tra due persone dello stesso sesso è un vero e proprio tabù nella danza.
Volevo vivere un’esperienza diversa in scena. Dopo aver incarnato la maggior parte dei principi delle favole accanto a numerosissime danzatrici, ho avuto voglia di condividere la scena con un altro principe. Una delle più belle storie d’amore di tutti i tempi è quella di Giulietta e del suo Romeo. La rivalità tra le loro famiglie, mi ha fatto pensare alla battaglia che noi omosessuali stiamo combattendo contro l’ignoranza. Non sono stato mosso dal bisogno di rivisitare l’opera di Shakespeare, ma dal bisogno di mostrare che il genere non è importante e che la passione vissuta da questi due adolescenti sarebbe stata così forte, tragica e toccante anche se fosse stata vissuta da due persone dello stesso sesso.
Prima di arrivare in Italia, lo spettacolo ha avuto una sua prima messinscena a Parigi. Quelli sono state le reazioni del pubblico francese?
Effettivamente abbiamo avuto più rappresentazioni di Jules & Roméo in Francia.Il pubblico ci ha accolto con grande generosità. Abbiamo avuto molti bambini in platea, perché questo spettacolo è privo di volgarità. Dopo la première, una signora (credo intorno agli 85 anni) mi ha fatto il più bel complimento. Con le lacrime agli occhi, mi ha detto : “Siamo morti con voi questa sera”. Avevo vinto la mia scommessa, siamo riusciti a emozionare la mia generazione e anche quelle precedenti.
Il mondo della danza è fortemente segnato da una dicotomia artistica di genere. Secondo lei, questa circostanza rende più soggetto a omofobia il mondo della danza? È mai stato testimone di episodi di tale discriminazione nell’ambiente artistico in cui lavora?
Credo che il mondo della danza sia aperto alle persone omosessuali. Anche se effettivamente noi balliamo la maggior parte del tempo in coppia con delle donne. Ma questo è dovuto alla differenza delle corporature. Le danzatrici sono più leggere e quindi più facili da sollevare. Malgrado questo, sono stato comunque testimone di propositi omofobi in alcuni dei teatri in cui ho lavorato, ma credo di non poter generalizzare. L’ignoranza e la cattiveria sono, ahimè, nel nostro quotidiano: contro di esse lottiamo ogni giorno e in ogni ambiente.
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