Ora basta, calendarizzare subito, Supporto alle vittime di omobitransfobia e, ancora, Stop bullismo omotransfobico nelle scuole.
Queste le scritte sui manifesti che alcuni attivisti e attiviste Lgbti e della Casa delle Donne del Mediterraneo hanno esposto ieri nel corso della riunione del Consiglio regionale della Puglia. I cartelli richiamavano l’attenzione sulla mancata calendarizzazione del disegno di legge sull’omofobia approvato in Commissione tre mesi fa.
Il presidente del Consiglio regionale Mario Loiezzo ha fatto allontanare gli attivisti tra gli sbeffeggiamenti dei consiglieri d’opposizione, che hanno strappato i cartelli.
C’è stato anche un tentativo d’identificazione da parte di agenti della pubblica sicurezza in vista d’eventuale denuncia. Tentativo caduto a vuoto per intervento dell’assessore Borraccino.
Già da ieri quanto successo in Consiglio regionale è stato oggetto di comunicato di condanna da parte del comitato Puglia Pride.
«La nostra iniziativa – si legge – non ha certo riscontrato il favore di una serie di consiglieri dell’opposizione che, immediatamente, non solo ci hanno sbeffeggiati, ma hanno anche ben pensato di venire verso le nostre postazioni per strappare quei fogli intrisi dei bisogni di un’intera comunità che rivendica diritti e tutele ad oggi inesistenti. Ciò non bastando, oltre al sequestro dei nostri simboli e della nostra bandiera arcobaleno, alcuni di noi sono stati allontanati dalla sala consiliare, trattenuti all’interno dell’edificio e sottoposti a riconoscimento al pari di nefasti criminali, nonostante disponessimo di regolari permessi per assistere alla seduta consiliare.
Solo grazie all’intervento di alcuni consiglieri, che da sempre sostengono la nostra battaglia, siamo riusciti a riavere i nostri documenti e ad interrompere la nostra identificazione. Mai nel passato, anche recente, del Consiglio Regionale, altri manifestanti avevano riscontrato tanta ostilità e denigrazione. Questo ci consegna la realtà dei fatti, ovvero che più di una parte politica non vuole assolutamente che il ddl sia approvato ed è disposta a qualsiasi strumento per ostacolarne l’avanzamento. Dopo due anni di discussione non siamo più disposti a temporeggiare. Pretenderemo con tutti gli strumenti e tutte le forze che il ddl regionale contro l’omobitransfobia, venga approvato prima del termine della legislatura in corso e che non cada nel dimenticatoio.
Con l’avvicinarsi dell’Onda Pride che attraverserà a breve la nostra regione, ci attiveremo già da subito per dare un seguito ancora più dirompente all’azione di oggi. Il ddl regionale contro l’omobitransfobia non è un vezzo, non è il provvedimento possibile e prorogabile, ma la legge necessaria».
A esprimere invece oggi rammarico è Titti De Simone, che su Facebook ha stamani scritto: «Ieri è successa una cosa che mi ha fatto vergognare. Ho deciso di dirlo perché i luoghi della politica e delle istituzioni hanno per me una sacralità. Con il massimo rispetto quindi per le istituzioni e per chi le dirige, non si caccia dal Consiglio regionale nessuno! Perché quella è la casa dei cittadini. Sono stati esposti solo alcuni cartelli, in silenzio, per richiamare l’urgenza della calendarizzazione della legge contro l’omotransfobia.
I rappresentanti di diverse associazioni lgbtq e della Casa delle donne del Mediterraneo sono stati allontanati dall’aula malgrado avessero regolare pass fornito da diversi consiglieri, e c’è stato anche un tentativo di riconoscimento da parte della pubblica sicurezza. Tentativo di denuncia per fortuna interrotto dall’intervento dell’assessore Borraccino. Non è mai successo, eppure di proteste ce ne sono sempre state, soprattutto ne ricordo recentemente una sulla xylella piuttosto animata. Ieri ho sentito da diversi consiglieri regionali, commenti che mi hanno fatto vergognare delle istituzioni. Una brutta pagina. Che conferma quanto l’omofobia sia dentro».
Contattata da Gaynews, l’ex deputata ha poi dichiarato: «In questo momento in Emilia Romagna e in Puglia, una legge di civiltà e di buon senso rischia di non vedere la luce per una battaglia ideologica condotta da forze retrive e oltranziste.
Registriamo purtroppo che ci sono resistenze anche dentro il centrosinistra e questo è grave, perché in un momento di attacco come questo ai diritti ed alle battaglie di civiltà, dopo quanto sentito a Verona, ci vorrebbe un sussulto in grado di segnare un argine. Mi chiedo su cosa, se non dai valori costituzionali dell’articolo 3, occorra costruire una opposizione concreta alle destre. Ricordo che altre Regioni hanno già approvato leggi contro l’omotransfobia in assenza di una legge nazionale che urge da almeno 20 anni».