La cerimonia della 91° edizione degli Oscar, presso il Dolby Theatre di Hollywood, si è aperta con i Queen, che hanno eseguito We will rock you e We are the champions mentre sullo sfondo campeggiava una gigantografia di Freddie Mercury.
E, proprio per l’interpretazione del leggendario artista e frontman della band britannica in Bohemian Rhapsody, Rami Malek si è aggiudicato, nella notte, l’Oscar al miglior attore protagonista.
Nel ricevere il premio, per il quale concorreva con Christian Bale, Bradley Cooper, Willem Dafoe e Viggo Mortensen, ha detto con una punta di humor: «Forse non ero la scelta più ovvia, ma immagino abbia funzionato».
Ha quindi ringraziato la mamma presente in sala e il padre scomparso tempo addietro, dichiarando: «Mia madre è lì da qualche parte: ti amo. Amo la mia famiglia: grazie per tutto questo. Sapete, mio padre non ha potuto vedere tutto ciò, ma penso che mi stia guardando da lassù proprio ora. Un grande momento».
Rivolgendosi quindi alla storica band britannica, ha dichiarato: «Grazie a voi, Queen. Grazie per avermi permesso di svolgere un piccolo ruolo nella vostra straordinaria eredità. Sarò in debito con voi per sempre. Penso che sarebbe stato come dire al piccolo Rami, che un giorno sarebbe successo a lui. Penso che la sua testa di bimbo dai capelli ricci sarebbe esplosa. Stava lottando con la sua identità, cercando di scoprire chi fosse. E penso a ogni persona che ha problemi con la sua identità.
Guardate: abbiamo fatto un film su un uomo gay, un immigrato, che ha vissuto la sua vita per essere sé stesso, senza paura e senza vergogna. Il fatto che io lo stia celebrando, e celebrandolo stasera, è la prova che abbiamo bisogno di storie come questa: io sono figlio di un migrante egiziano, un americano di prima generazione e non potrei essere più grato di quello che è successo».
Malek ha concluso il suo discorso dedicando la vittoria alla fidanzata Lucy Boynton (che nel film interpreta Mary Austin) e dichiarando commosso: «Sei il cuore del film».
Il biopic dedicato ai Queen ha vinto altre tre statuette: miglior sonoro, miglior montaggio e miglior montaggio sonoro. Nessuna menzione, invece per il regista Bryan Singer, che, accusato di abusi sessuali, è stato volutamente ignorato.
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