Nato Bordj Bou Arreridj (a circa 200 km da Algeri) il 9 marzo 1997, Assil Belalta frequentava il 3° anno della Facoltà di Medicina presso l’Università d’Algeri 1 in Ben Aknoun. Parlava arabo, francese, inglese e tedesco e s’identificava come bisessuale. Ma la sua vita è stata spezzata domenica scorsa a soli 21 anni d’età.
Il 10 febbraio, infatti, dopo essere rientrato nella sua camera presso la città universitaria Taleb-Abderrahmane 2 a Ben Aknoun (comune a 7 km dal centro di Algeri), è stato aggredito e sgozzato da due uomini. Col suo sangue gli assassini hanno vergato su un muro della stanza la scritta in inglese He is gay, per poi dileguarsi con le chiavi dell’auto del 21enne.
A scoprirne il cadavere, la sera di domenica, alcuni amici, che hanno sporto denuncia alla polizia, la quale è arrivata sul posto intorno alle 22:30.
Nel condannare «l’atto ignobile e motivato da un sentire omofobo», l’associazione algerina Lgbti Alouen ha rilevato come «esso sia avvenuto due settimane dopo le dichiarazioni del presidente del sindacato dei magistrati algerini Laudouni.
Egli ha dichiarato che le associazioni per i diritti umani e le ong, richiedenti la depenalizzazione dell’omosessualità in Algeria e la lotta contro l’omofobia, stanno “calpestando i valori e le fondamenta del popolo algerino, che non mostra tolleranza verso le persone omosessuali“, e i magistrati agiranno “contro chiunque voglia far stabilire leggi che vanno contro le peculiarità del popolo algerino”.
Qualche tempo prima il primo ministro Ouyahia, intervistato da una giornalista tedesca sui diritti delle persone omosessuali e la lotta contro l’omofobia in Algeria, s’è rifiutato di trattare la questione, poiché “l’Algeria è una società che ha le sue tradizioni” e che “non non siamo coinvolti nell’universale corrente d’evoluzione”.
Questa omofobia istituzionale e statale è banalizzata. E l’incitamento all’odio contro le minoranze sessuali in Algeria diventa moneta corrente per fare scalpore e scadere nel populismo. I politici e alcuni mezzi di comunicazione omofobi sono i veri colpevoli di questo crimine omofobo, che ieri ha scosso la città universitaria».
L’omicidio di Assil ha suscitato un’ondata di sdegno a partire dalla realtà universitaria di Ben Aknoun. Ieri, dalle 11:00 alle 12:00, si è tenuto un sit-in nel cortile della Facoltà di Medicina con un minuto di silenzio e la recita dei sette versetti della Fātiḥa, prima sura del Corano, per commemorare il 21enne.
Al grido di Justice pour Assil tantissime persone, soprattutto studenti, hanno preso parte alla manifestazione, finalizzata anche a denunciare la mancanza di sicurezza nella città universitaria. Soltanto alcuni giorni fa è stato infatti ucciso uno studente proveniente dallo Zimbabwe.