«Bellissima vittoria da vivere oggi insieme al Consiglio nazionale».
.@MathiasReynard « parce que la honte doit changer de camp, l’#homophobie doit être considérée comme un délit et non plus une opinion »
Très belle victoire du vivre-ensemble aujourd’hui au Conseil national… MERCI ?️? @chparlement #parlch #LGBT #LGBTright pic.twitter.com/MQPBv6pq97
— PS Suisse (@PSSuisse) 3 dicembre 2018
Così ha twittato ieri il deputato Mathias Reynard, componente del Partito Socialista Svizzero, per commentare l’approvazione in via definitiva al Consiglio nazionale della legge contro l’omofobia, per la quale egli ha combattuto per sei anni.
Col voto favorevole del 56% di quella che è la Camera bassa del Parlamento svizzero la legge antirazzista elvetica sarà d’ora in poi estesa alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale.
Il Consiglio degli Stati (o camera alta dell’Assemblea Federale) si era invece espresso a favore del disegno di legge mercoledì 28 novembre.
Con un’integrazione dell‘articolo 261 bis del Codice penale, noto come “norma antirazzista”, sarà perseguito ex officio chi rivolge all’indirizzo di persone omosessuali insulti omofobi. La condanna prevista è fino a un massimo di tre anni di carcere in una con sanzione pecuniaria.
Nessun riferimento nella legge, invece, alle aggressioni fisiche a danno di persone omosessuali.
Ma a scatenare l’ira delle associazioni è il mancato riferimento alla transfobia nel testo normativo. Per iniziativa dei deputati del Consiglio degli Stati l’Assemblea federale ha rifiutato di estendere l’articolo 261 bis alle discriminazioni basate sull’identità di genere, ritenendo «troppo vaga la nozione a quella sottesa».
Inviatando a vedere il «bicchiere mezzo pieno», Reynard ha commentato: «Capisco la reazione delle associazioni coinvolte, ma sarà difficile andare oltre con l’attuale Parlamento. La vittoria di oggi è già importante».