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Tanzania, Certi Diritti e le associazioni scrivono al ministro Moavero Milanesi: «L’Italia non resti indifferente alla caccia delle persone Lgbti»

GayNews by GayNews
12 Novembre 2018
in Attualità

Rete Nobavaglio – Liberi di essere informati e Gaynews hanno organizzato per stasera a Roma il presidio Stop Gay Persecution.Appuntamento alle ore 18:00 davanti all’Ambasciata di Tanzania in viale Cortina d’Ampezzo, 185, per protestare contro la campagna d’arresti delle persone Lgbti, lanciata il 29 ottobre scorso dal governatore di Dar es Salaam Paul Makonda.

Al presidio aderiscono Possibile, Futura, Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, Certi Diritti, Dgp Digayproject, Agedo Roma, Senes – Sostegno Senior Arcobaleno, Arcigay Napoli, GayLib Italia, Magen David Keshet Italia – Gruppo Ebraico LGBT, COLT – Coordinamento Lazio Trans, ARCO, Famiglie Arcobaleno, GayNet Roma, Arcigay Reggio-Emilia, Prisma – Collettivo Lgbtqia+ Sapienza, Sunderam Identità Transgender Torino Onlus.

«È nostro dovere  – si legge nel comunicato – alzare la voce, metterci in gioco, chiedere alla comunità internazionale di mobilitarsi per mettere fine a una simile barbarie».

A poche ore dalla manifestazione è stata resa nota la lettera aperta al ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi che, promossa da Certi Diritti, è stata sottoscritta da Agedo, Arcigay, Associazione Luca Coscioni, Avvocatura per i Diritti LGBTI – Rete Lenford, Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, Famiglie Arcobaleno, Futura Lgbtqi, GayNet, Globe-MAE, Radicali Italiani.

Il motivo della missiva è stato così illustrato da Yuri Guaiana, presidente di Certi Diritti: «L’Italia non può continuare a rimanere indifferente di fronte alle continue minacce da parte di alcuni ufficiali tanzani, agli arresti arbitrari e all’imposizione della tortura dei test anali alle persone omosessuali in Tanzania. Per questo abbiamo scritto al al ministro Moavero Milanesi. Ne va anche della credibilità internazionale dell’azione italiana a difesa dei diritti umani nel mondo».

Eccone il testo:

Egr. Ministro,

    lo scorso 31 ottobre, il commissario della regione Dar es Salaam, Paul Makonda, ha tenuto una conferenza stampa annunciando un piano per arrestare tutti coloro che siano sospettabili di omosessualità, sottoporli a test anali e offrire loro un’alternativa tra il sottoporsi a terapie riparative o l’ergastolo. Il commissario ha anche incitato la cittadinanza a denunciare alla polizia tutte le persone omosessuali o percepite tali e ha affermato di essere già in possesso di centinaia di nomi. L’attuazione del piano era prevista per il 5 novembre.

Paul Makonda non è nuovo a queste minacce, nel luglio 2016, durante una manifestazione politica, aveva minacciato arrestare tutte le persone omosessuali e coloro che le seguivano sui socia media, oltre a minacciare di vietare le associazioni che promuovono l’omosessualità.

Il 4 novembre, il Ministro degli Affari Esteri della Tanzania ha affermato pubblicamente che la campagna anti-gay proposta dal Commissario regionale rappresentava solo “la sua opinione personale e non la posizione del governo” e che la Tanzania avrebbe “continuato a rispettare e proteggere” i diritti umani riconosciuti internazionalmente.

Lo stesso giorno, tuttavia, Amnesty International ha rivelato che la polizia ha arrestato delle persone a Zanzibar con l’accusa di essere omosessuali. In Tanzania, i rapporti sessuali tra persone adulte e consenzienti dello stesso sesso sono puniti con 30 anni di reclusione. Una delle leggi più dure al mondo.

Dall’elezione del presidente John Magufuli nel dicembre del 2015, la Tanzania ha ripetutamente violato le libertà d’espressione e associazione intimidendo e arrestando ripetutamente giornalisti, oppositori politici e critici, secondo varie ONG internazionali, inclusa Human Rights Watch.

Inoltre, le persone LGBTI sono regolarmente arrestate arbitrariamente e sottoposte a test anali, un metodo screditato per provare l’orientamento omosessuale che le Nazioni Unite e la Commissione Africana per i diritti umani e dei popoli hanno denunciato come “tortura”. Le autorità hanno chiuso clinichegay-friendlye limitato l’accesso ai lubrificanti a base acquosa, essenziali per la prevenzione dell’AIDS. L’anno scorso, sempre nella regione di Dar es Salaam, un gruppo di legali sud africani è stato arrestato e deportato per aver partecipato a una conferenza sulla salute e i diritti delle persone LGBTI.

Se è incoraggiante che il governo abbia dichiarato di voler rispettare gli obblighi internazionali sui diritti umani, è assai preoccupante che non sia stata fatta menzione dei passi che il governo intenda intraprendere, considerate le marchiane violazioni sopra riportate.

Ministro, le associazioni firmatarie si appellano a Lei affinché intraprenda i passi diplomatici necessari per ottenere dalla Tanzania

il rispetto della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici e della Convenzione sui diritti economici, sociali e culturali che la Tanzania ha sottoscritto;

l’abrogazione della legge che criminalizza i rapporti sessuali tra persone adulte e consenzienti dello stesso sesso;

la liberazione delle persone arrestate per omosessualità e la cessazione immediata degli arresti basati sull’orientamento sessuale o l’identità di genere;

il divieto di somministrare test anali;

il pieno accesso alle cure mediche di tutti i cittadini a prescindere dall’orientamento sessuale e l’identità di genere;

la piena libertà di operare per le associazioni LGBTI e le cliniche LGBTI-friendly.

In attesa di un Suo cortese riscontro, poniamo distinti saluti.

Tags: certi dirittidar es salaamGaylgbtpaul makondapersone lgbtitanzania
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Il 29 maggio 1998, un venerdì, prende il via la grande avventura del primo quotidiano on-line Lgbti in Italia. NOI (ora Gaynews.it) Notizie Omosessuali Italiane, diretta da Franco Grillini, eredita la testata di “CON/TATTO” registrata al Tribunale di Bologna fin dal 1989 e “organo” dell’ARCIGAY, che esce con 14 numeri prima di cedere il passo alla nuova impresa telematica.

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