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Romania, aperti i seggi per il referendum. Usato ogni mezzo dalla Chiesa ortodossa per spingere a votare sì: anche le locandine sul pane

Francesco Lepore by Francesco Lepore
6 Ottobre 2018
in Mondo

Aperti alle 07:00 i seggi in Romania (fino a domani) per il referendum costituzionale in vista della ridefinizione del concetto di matrimonio e famiglia. Sono 18.900.000 gli aventi diritti al voto chiamati alle urne.

Secondo il testo che verrà sottoposto a consultazione e che, in caso di vittoria del sì, sarà inserito nella Carta costituzionale, il matrimonio «rappresenta l’unione tra un uomo e una donna» e non tra «sposi» come prevede l’attuale articolo.

Lanciata mesi fa da alcune associazioni che, vicine alla Chiesa ortodossa romena e riunite nella Coalizione per la famiglia, hanno raccolto circa tre milioni di firme, l’iniziativa referendaria, qualora vincesse il sì, sbarrebbe definitivamente la strada a qualsiasi tentativo di legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, fra l’altro già proibito in Romania dal Codice Civile.

Durissime le critiche, di cui è stata fatta oggetto, da parte di ong umanitarie nonché da alcuni deputati per la deriva illiberale e discriminatoria dell’iniziativa.

Amnesty International ha rilevato come il referendum mini gli standard dei diritti e discrimini le persone omosessuali. Benché la premier socialdemocratica Vasilica Viorica Dăncilă  abbia ribadito che «questo referendum non è contro le minoranze sessuali» e riaffermato la neutralità del governo, numerosi parlamentari del Psd sono intervenuto a dibattiti televisivi a sostegno del fronte del sì.

Inoltre perché sia valido il referendum necessita della soglia del 30% delle affluenze, per garantire il massimo delle quali il governo di Bucarest ha disposto due giorni per le votazioni. Si registrano, fra l’altro, molte irregolarità per l’accesso ai media e se ne temono anche ai seggi.

La Chiesa Ortodossa di Romania è ricorsa a ogni mezzo per convincere gli elettori a recarsi alle urne. Sua Beatitudine Daniele, patriarca di tutta la Romania e arcivescovo di Bucarest, ha richiamato all’importanza d’assolvere «un dovere patriottico» per difendere «il sacro dono della vita». 

Nel corso di celebrazioni eucaristiche e anche di riti funebri presbiteri hanno tuonato contro le persone Lgbti considerate quali pericolo per la società romena. Sono apparsi ovunque cartelloni e manifesti con le scritte «Salva i tuoi figli» oppure «Se non voti, due uomini potranno adottare tuo figlio». Si è arrivati a inserire locandine per il sì nelle confezioni quotidiane di pane.

Le associazioni umanitarie e Lgbti, a partire da MozaiQ, hanno invece invitato a boicottare il referendum, perché «in una democrazia i diritti delle minoranze non sono oggetto di voto: questa è la differenza fra il Medio Evo e il XXI° secolo». E l’hastag #boicotreferendum è stato lanciato anche dall’organizzazione internazionale All Out attraverso un significativo video.

Tags: chiesa ortodossa rumenacoalizione per la famigliacostituzionedonnelgbtmatrimonio egualitariomozaiqpartito social democraticopatriarca danielepersone lgbtireferendumreferendum romaniaromaniaVasilica Viorica Dăncilă
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Il 29 maggio 1998, un venerdì, prende il via la grande avventura del primo quotidiano on-line Lgbti in Italia. NOI (ora Gaynews.it) Notizie Omosessuali Italiane, diretta da Franco Grillini, eredita la testata di “CON/TATTO” registrata al Tribunale di Bologna fin dal 1989 e “organo” dell’ARCIGAY, che esce con 14 numeri prima di cedere il passo alla nuova impresa telematica.

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