Quella del patrocinio ai Pride sta diventando, nelle ultime settimane, una questione all’ordine del giorno. Anche perché i casi di mancata concessione da parte delle amministrazioni locali sono da registrarsi tanto a destra quanto a sinistra.
Se, infatti, il Dolomiti Pride e il Toscana Pride hanno rispettivamente incassato il no secco da parte del presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi e del renzianissimo sindaco di Firenze Bruno Nardella (non certamente una novità per Palazzo Vecchio, che mantiene la stessa linea per il terzo anno consecutivo), à droite è il primo cittadino di Genova, Marco Bucci, a essersi espresso negativamente in riferimento al Liguria Pride.
A lui si è aggiunto ultimamente il leghista Attilio Fontana, neopresidente della Regione Lombardia, che nel corso d’un’intervista rilasciata a Lettera43 ha dichiarato al riguardo: «Non l’ho dato a Varese e non credo lo daremo nemmeno qui. Ma ne dobbiamo parlare con gli alleati». Motivo?
«Io credo – ha spiegato – che sia una manifestazione divisiva e che quando le manifestazioni sono divisive non sono mai da sostenere. Io sono eterosessuale, ma non è che faccio una manifestazione per accreditare la mia eterosessualità. Le scelte in questo campo devono rimanere personali, sbandierarle è sbagliato».
Non appare invece divisiva per Fontana una manifestazione quale la Giornata della Famiglia, al cui riguardo intende, come il predecessore Roberto Maroni, far illuminare il Pirellone con la scritta Family Day. «Lo rifaremo – ha soggiunto – e non credo sia una scelta divisiva. Tutti riconoscono il valore della famiglia. È nella Costituzione, è uno dei fondamenti della nostra civiltà».
Affermazioni, queste, che al di là di convinzioni personali sono l’inevitabile scotto da pagare all’aperto sostegno dato da Massimo Gandolfini alla Lega nel corso delle ultime elezioni tanto regionali quanto politiche. Quelle elezioni politiche che hanno visto arrivare a Palazzo Madama un fedelissimo del neochirurgo bresciano quale Simone Pillon, divenuto subito noto per le sue dichiarazioni in merito a unioni civili e stregoneria. Che, non a caso, in un post di oggi ha espresso «un grande plauso al governatore» e ha detto «basta con le carnevalate gender».
Monica Cirinnà all’attacco
Com’era prevedibile, non si sono fatte attendere le reazioni alle dichiarazioni di Attilio Fontana, su cui sono piovute critiche anche per la risposta relativa alle sole cinque donne nella Giunta regionale: «Non ne ho trovate di più, ho trovato tanti uomini che mi davano sicuramente delle garanzie».
La senatrice Monica Cirinnà ha mosso un duro j’accuse via Twitter: «La Lombardia nel Medioevo dei diritti grazie ad Attilio Fontana. E questa sarebbe la parte più progredita del Paese?»
La @LombardiaOnLine nel Medioevo dei diritti grazie ad @attilio_fontana E questa sarebbe la parte più progredita del Paese? @MilanoPride https://t.co/Rwv3JLdErd
— Monica Cirinnà (@MonicaCirinna) 12 aprile 2018
Le reazioni del Pd lombardo
Le ha fatto ieri eco Diana De Marchi, delegata per i Diritti della Segreteria regionale lombarda del Pd, che in una nota ha affermato: «Vorrei ricordare a Fontana che, contrariamente a quanto lui sostiene, la maggioranza eterosessuale di cui fa parte è già accreditata e dominante, perciò non ha bisogno di manifestare per affermare la propria esistenza e consapevolezza di essere, perché si dà per scontato (e tacitamente approvato) che una persona nasca e cresca etero, se non dichiara il contrario.
Le persone Lgbt, invece, sono ancora vittime di discriminazioni e violenze, solo per il fatto di essere tali. Ben vengano, quindi, manifestazioni come il Pride perché tengono alta l’attenzione su quanto resta da fare sul piano della piena eguaglianza e su quanto ancora c’è da lavorare per fermare la violenza omotransfobica, come le cronache degli ultimi giorni informano».
Ma De Marchi ha anche espresso «profondo imbarazzo per quanto dichiarato dal neo governatore della Regione Lombardia, esempio lampante di quella mentalità maschilista e retrograda che ancora domina la nostra società» in riferimento alle asserzioni sul numero limitato delle assessore.
Nella stessa nota Alessandro Alfieri, segretario regionale del Pd, ha sottolineato: «Che molte candidate ‘non abbiano una grande volontà di impegnarsi’ e che lui sia ‘un grande sostenitore dell’importanza delle donne’ tanto che nella sua ‘Segreteria sono tutte donne (sic!)’, sono frasi che fanno rabbrividire da quanto sono discriminatorie. Siamo di fronte ad un personaggio che ci vuole riportare indietro nel tempo cancellando in un colpo solo, anni di lotta e di sofferenza, con quell’ atteggiamento paternalistico e colpevolizzante che conosciamo fin troppo bene!
Un uomo così non può che fare dichiarazioni altrettanto inaccettabili quando parla di Pride, al quale la Regione Lombardia non darà, ovviamente, il patrocinio».
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