
Sempre più rovente la situazione in Turchia, dove non si placano dal 4 gennaio le proteste contro la nomina di Melih Bulu da parte di Recep Tayyip Erdoğan a rettore della prestigiosa Università Boğaziçi o Università del Bosforo di Istanbul. Ieri pomeriggio 51 dei 159 manifestanti arrestati lunedì (108 sono stati rilasciati poco dopo) sono finiti davanti al giudice, che dovrà decidere se rinviarli o meno a giudizio.
Negli ultimi giorni sono state più di 300 le persone sottoposte a fermo dopo aver partecipato a manifestazioni e marce di solidarietà soprattutto dopo l’arresto, avvenuto sabato, di quattro studenti che avevano affisso nel campus un poster con l’immagine della Kaaba circondata di bandiere arcobaleno. Molti manifestanti sono stati picchiati da agenti delle forze dell’ordine mentre i residenti del distretto Kadiköy, fortemente ostili a Erdogan, hanno espresso il loro sostegno alle proteste con un concerto di pentole.
E a gettare benzina sul fuoco ci ha pensato proprio il presidente turco, che ha definito il movimento Lgbt incompatibile con i valori del Paese e «terroristi» gli studenti e i manifestanti che protestano contro la nomina ex alto di Bulu.
«Siete studenti o terroristi – così Erdogan – che vi permettete di attaccare l’ufficio del rettore? In questo Paese il terrorismo non vincerà mai», per poi aggiungere «Lgbt non significa nulla. Questo è un Paese con una morale e continuerà a esserlo in futuro».
Ovviamente la tesi dell’accusa di terrorismo è stata fatta propria dal ministro dell’Interno, Süleyman Soylu, che ha definito 79 arrestati componenti «dell’organizzazione terroristica brigatista DHKP-C».
Proprio Soylu è però finito nel mirino di Twitter, che ha segnalato come «contenuto che istiga all’odio e contrario alle regole sulla policy» più di un cinguettio del ministro, che ha fra l’altro scritto: «Perché la Turchia deve tollerare dei deviati?».
E ieri è anche intervenuto l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti umani, che ha dichiarato: «Chiediamo l’immediato rilascio di studenti e manifestanti arrestati durante manifestazioni pacifiche e ci appelliamo alle forze di polizia affinché non facciano ricorso all’uso della forza. Condanniamo dichiarazioni omofobiche e transfobiche da parte di rappresentanti delle istituzioni, che incitano a odio e violenza contro la comunità Lgbt».
#Turkey: We call for prompt release of students & protestors arrested for participating in peaceful demonstrations, and urge the police to stop using excessive force. We condemn homophobic & transphobic comments by officials, inciting hatred & discrimination against LGBT people. pic.twitter.com/EXF9RvMiyQ
— UN Human Rights (@UNHumanRights) February 3, 2021
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