
Massimiliano Borelli è il nuovo sindaco di Albano Laziale tra i più importanti centri della provincia di Roma. L’arcobaleno dei diritti e delle Libertà civili di cui Albano si fregia, forte della sua medaglia d’argento al valore della Resistenza, ha trionfato senza mezzi termini, al primo turno. Senza bisogno di alcun appello e senza paura. Anzi, decisamente più forte dell’ignoranza e degli insulti omofobi con i quali, a inizio campagna elettorale, erano stati ricoperti i manifesti delle nove liste che annunciavano la candidatura ufficiale dell’esponente dem.
46 anni compiuti lo scorso giugno, sin da giovanissimo impegnato in politica, il neo-primo cittadino della popolosa cittadina dei Castelli Romani è stato negli anni consigliere comunale, segretario della locale sezione del Partito Democratico e consigliere metropolitano particolarmente attento a temi come i trasporti, la mobilità e il decoro dell’area sud est della provincia romana.
Sempre attento ai diritti civili, vicino alle battaglie della comunità Lgbt di Roma e poi anche della provincia, non si è sottratto dal partecipare in prima persona alla storica inaugurazione del circolo Arcigay Castelli Romani, nel maggio dello scorso anno, lodando l’impegno dei militanti che non si sono fermati di fronte a nulla e hanno messo la faccia nella battaglia per i diritti della comunità Lgbt anche in provincia.
È stato proprio l’attuale sindaco il rappresentante del Consiglio comunale di Albano a celebrare con orgoglio tutte le unioni civili svoltesi nella sala nobile di Palazzo Savelli, sede del Comune di Albano che oggi lo vede eletto primo cittadino.
L’elezione di Borelli arriva alla fine di una campagna elettorale portata avanti con sentimento ma anche molto senso della ragione. In continuità con il precedente sindaco Nicola Marini, suo compagno di partito, ma senza il trionfalismo di chi, pure, ha ben governato per dieci anni.
Neppure lo slogan scelto, a ben vedere, dev’essere stato casuale: #passodopopasso. Esattamente come è stata costruita la vittoria. Con umiltà, toni ragionevoli, considerando anche il complesso momento storico, distanziamento sociale nelle manifestazioni (a differenza dell’appiccicaticcio e confuso comizio di Salvini, giunto ad Albano a fine agosto comiziando alle 3 di pomeriggio), rispetto delle regole e di tutte le persone., Sobrietà, forse addirittura eccessiva, pure di fronte ai peggiori insulti omofobici, ovviamente anonimi, sui manifesti elettorali.
Eppure alla fine tutto questo ha pagato. Massimiliano Borelli è sindaco. Con i piedi per terra, un sorriso all’arcobaleno e il laico rispetto verso una istituzione cattolica forte come forte è la curia di Albano, diocesi più importante del Lazio, dopo Roma, dove sussiste, nella confinante Castel Gandolfo ma con una importante appendice nel territorio albanense, la villa pontificia che Papa Giovanni Paolo II chiamava “Vaticano numero 2”.
Oggi si brinda per una vittoria al primo turno che ha visto il trionfo di un centrosinistra ampio, aperto a molte istanze anche riformiste e liberaldemocratiche storicamente non di sinistra.
Il centrodestra in versione salvinista perde, arroccato sul carro leghista che in troppi, sbagliando, hanno creduto vincitore facile, più per strategia e convenienza che per improvvisa passione padana. La risposta è stata una soltanto: Albano non si lega. Perché ha scelto la libertà e i diritti di tutti. Mai come stavolta, con Massimiliano Borelli sindaco, colorati d’arcobaleno. E sia.