Il Corriere della Sera ha presentato la 1° edizione de Il Tempo della Salute, che si è tenuta a Milano, il 9 e 10 novembre, presso il Museo della Scienza e della Tecnologia di via Olona, 6. Due giornate interamente dedicate al tema dello stare bene, della medicina e del prendersi cura di sé, degli altri e dell’ambiente.
Nell’ambito dell’evento ci sono stati due incontri molto partecipati dal pubblico su Hiv e Aids.
Il primo, sabato mattina, dal titolo Hiv: il virus dimenticato. Un pericoloso silenzio stampa sull’Aids con Massimo Galli, presidente della Simit (Società italiana di Malattie infettive e tropicali) e ordinario di Malattie infettive all’Università di Milano-Ospedale Sacco e Barbara Suligoi, responsabile del Centro operativo Aids dell’Istituto Superiore Sanità.
Il tema è stato lo sviluppo della patologia e delle sue cure, dai primi casi che sistematicamente condannavano il paziente a morte certa, alle prime cure con Azt, tossiche e poco efficaci, all’avvento della triterapia con la conseguente “cronicizzazione della malattia”, fino alle più recenti terapie, sempre più efficaci e meno tossiche, meno impegnative e più facili da condurre per i pazienti, con il conseguente miglioramento dell’aderenza alle stesse terapie, condizione essenziale per avere la giusta efficacia. L’incontro è servito a introdurre il tema del rapporto antropologico con l’Hiv, delle fake news e dello stigma, con diverse domande dal pubblico interessatissimo.
Domenica mattina, invece, l’incontro L’Italia lotta ancora contro l’Aids? A che punto è il Piano nazionale? con Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute, e il prof. Massimo Galli, è stato un incontro più tecnico sullo svluppo delle politiche per abbattere l’incidenza dell’Hiv-Aids in Italia.
Secondo Galli il raggiungimento dell’obbiettivo “90 90 90 entro il 2020” definito dall’Oms come ciò che occorre per debellare l’Hiv entro il 2030 (90% delle infezioni diagnosticate, 90% dei diagnosticati in terapia Art, 90% dei pazienti con viremia vicina allo zero) in Italia è sulla buona strada per essere raggiunto. Siamo vicini al 90% di pazienti con viremia non calcolabile (nei grandi centri urbani l’obbiettivo è vicino al 100%), idem per quanto riguarda le infezioni trattate, con qualche problema riguardante coloro i quali sono in terapia ma si trasferiscono spesso, magari sono senza documenti e quindi difficilmente “tracciabili”, mentre c’è ancora una sofferenza per quanto riguarda le diagnosi, a causa della ancora scarsa informazione, delle fake news e dello stigma che questa particolare patologia genera.
Si è accennato alla PrEP, la profilassi pre esposizione, che ha portato un decremento del 40% delle nuove infezioni nelle grandi città europee in cui è somministrata. In Italia si è iniziata la sperimentazione ma siamo ancora indietro. Da qui un appello alla politica di farsi carico di queste criticità, raccolto dal viceministro Sileri che ha promesso un intervento più incisivo e a sua volta ha fatto un appello alle “comunità” di continuare a sostenere il lavoro che si sta facendo per informare, raggiungendo capillarmente i target più vulnerabili, e contribuendo a diminuire fake news e stigma.
Proprio in questi giorni infatti le associazioni per la lotta all’Hiv, i clinici e il ministero faranno il punto sullo stato del lavoro sull’informazione e lo stigma, e per implementare il concetto di U=U : Undetectable = Untransmittable.