Al via, venerdì 11 ottobre, la nuova stagione dell’Off/Off Theatre, lo spazio di via Giulia in Roma, diretto da Silvano Spada. Giunto alla sua 3° stagione, l’Off/Off riconferma la propria attenzione per un teatro che sappia affrontare, con coraggio e lucidità, tematiche legate alla cultura della differenza e dell’inclusione, con uno sguardo alla drammaturgia contemporanea e alle istanze legate all’emancipazione della nostra società, ai diritti Lgbti e alla memoria di un immaginario artistico e culturale troppo spesso dimenticato.
Ad aprire la stagione, lo spettacolo Dialoghi/Platone, scritto e diretto da Giovanni Franci, in scena dall’11 al 20 ottobre. Alla vigilia del primo spettacolo, contattiamo il direttore artistico Silvano Spada, per saperne di più sulla nuova stagione.
Silvano, può offrirci i una sintetica fotografia della stagione 2019/20 dell’Off/Off?
Siamo alla 3°stagione e reduci da due stagioni di grande successo con, nella scorsa edizione, l’incremento del 30% di spettatori. La programmazione 2019/2020 presenta 40 spettacoli di prosa, più concerti, cinema ed eventi e, crediamo, che questi numeri rendono l’Off/Off Theatre uno spazio unico nel panorama teatrale italiano. Ma al di là dei numeri, anche in questa stagione e come prerogativa dell’Off/Off, protagonisti sono i giovani autori, attori e registi accanto ai grandi del teatro, tutti insieme nello stesso programma e nello stesso spazio e questa peculiarità ci rende unici e liberi e, riteniamo, anche necessari nell’offerta teatrale italiana, in genere bloccata in consuetudini che vedono i big arroccati in determinati spazi e giovani ottime leve relegati in spazi diversi. E certamente ci caratterizza il non conformismo di una programmazione che spazia da autori come Platone, Brecht, Dostoevskij, Beckett, Shakespeare, Pasternak, Savinio, Primo Levi a temi di grande attualità da internet al sesso e dalle emarginazioni all’ingiustizia sociale e alla differenza di genere.
L’Off/Off ha una programmazione molto attenta alla scena Lgbti nazionale. Che significato ha questa scelta?
Sì, abbiamo molta attenzione ai temi Lgbti, come a tutte le realtà che ci circondano e in cui siamo immersi. Nello specifico, sono da sempre convinto che ogni individuo, nel rispetto degli altri, debba avere la libertà di essere quello che si sente di essere senza finzioni, pregiudizi o etichette discriminanti rispetto a presunte normalità, peraltro, nei modi più diversi, tutte da verificare nel segreto della sessualità di ognuno. Mi spiego più chiaramente: sono stato messo in collegio all’età di nove anni, e ne sono uscito a sedici, e non erano collegi svizzeri e conosco allegramente i temi ai quali si fa riferimento e, una volta uscito, non ho certo passato, né passo, la mia vita a sbriciare o giudicare le preferenze erotiche di chi incontro o di chi ci circonda. E, in quest’ottica, è evidente che la programmazione dell’Off/Off Theatre vuol dare il suo contributo alla creazione di nuovi spazi di emancipazione e libertà.
Nell’era digitale qual è la più grande scommessa di chi, come lei, investe nel teatro e nella qualità? Consiglierebbe ai nostri lettori di investire nel teatro?
Mah, il teatro è, prima di tutto, una magia, un’avventura e anche una scommessa. Ovviamente la differenza fondamentale è tra teatri pubblici sovvenzionati parzialmente o totalmente dallo Stato e un teatro come l’Off/Off che autonomamente si assume tutti i rischi di impresa che, ponderatamente, vanno calibrati e gestiti. È chiaro che i bilanci sono più semplici con programmazioni che non si pongono problemi di qualità, ma il pubblico di oggi e in particolare quello dell’Off/Off è più vivace e dinamico di quello più conformista che, mediamente, circola nei vari teatri e questo nuovo pubblico sceglie gli spettacoli non più con criteri prevedibili e scontati e quindi il nostro bilancio economico è felicemente positivo, anche se è d’obbligo sottolineare che il teatro di qualità non è mai un business a priori. Investire nel teatro? Certo che si può, ma prima il Teatro bisogna conoscerlo davvero e in profondità e occorre esperienza e cultura e non improvvisazione e, del resto, tutte le imprese e relativi investimenti obbligano agli stessi presupposti. E anche gli ostacoli sono simili a quelli di tutti gli altri lavori: gli ostacoli sono inevitabili sempre e, atleticamente, ogni volta ci si butta per superarli e andare avanti perché, come detto, il teatro è una bellissima avventura.