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Francia, ok della Commissione speciale alla pma per tutte. Allarme per circolare del Governo su gpa

L'ACCESSO ANCHE A COPPIE LESBICHE E DONNE SINGLE È PREVISTO DALL'ART. 1 DEL DDL SULLA BIOETICA

Francesco Lepore by Francesco Lepore
12 Settembre 2019
in Mondo

Primo via libera all’accesso della fecondazione assistita a tutte le donne. Alle 21:30 di ieri la Commissione speciale dell’Assemblea nazionale ha infatti approvato, dopo due giorni di dibattito, il 1° e più importante dei 32 articoli che compongono il disegno di legge sulla bioetica. Quello che estende, appunto, la procreazione medicalmente assistita alle coppie lesbiche e alle donne single.

Nella notte semaforo verde anche per l’articolo 2, che consente alle persone maggiorenni la conservazione dei gameti in vista di una futura pma. Al riguardo, contro il parere del governo non senza un certo imbarazzo per lo stesso, sono passati due emendamenti dei centristi de La République En Marche (LaRem) e di Mouvement Démocrate (MoDem), che permettono agli istituti sanitari privati di «prelevare, raccogliere e conservare» i gameti. La ministra della Salute Agnès Buzyn avrebbe voluto infatti riservare questo atto ai «soli centri medici senza scopo di lucro» per «non incoraggiare le donne a farlo» in maniera massiccia.

Nel complesso i primi due giorni di dibattito sono stati soprattutto un estenuante braccio di ferro tra la maggioranza e i parlamentari de Les Républicains (Lr), i più ostili all’estensione della pma. Già martedì gli esponenti del partito di Nicolas Sarkozy avevano denunciato una «pma senza padre» quale minaccia all’«interesse del bambino», per poi lamentarsi del «comportamento monolitico della maggioranza». Tra questi Xavier Breton, già noto per aver guidato la battaglia parlamentare contro il matrimonio egualitario durante la XIV° legislatura, ha giudicato la cancellazione del criterio di infertilità per la pma «totalmente irresponsabile», mettendo in guardia contro il «rischio di andare verso bebé su misura».

I repubblicani hanno in particolare agitato lo spettro dell’inevitabile «effetto domino» verso la legalizzazione della gpa, che non è però inclusa nel testo di legge. Anche alcuni emendamenti specifici al ddl sono stati respinti.

Già martedì, nel pieno del dibattito in Commissione, le ministre Agnes Buzyn e Nicole Belloubet (Giustizia) – a seguito di un articolo di France Info che annunciava una circolare interministeriale sul riconoscimento della «filiazione dei bambini nati all’estero a seguito di gpa» – hanno ribadito all’Assemblea Nazionale la necessità di una chiarificazione della legge in riferimento ai detti minori ricordando come si attenda nel merito un’imminente decisione della Corte di Cassazione.

Per fermare ogni speculazione la guardasigilli ha energicamente negato «la presunta intenzione del governo di riconoscere automaticamente la filiazione di bambini nati all’estero dalla gpa», ossia la trascrizione diretta e completa dei relativi certificati di nascita. Secondo la legge francese in vigore madre è colei che partorisce. Pertanto, la coniuge del padre biologico e madre intenzionale del figlio nato da gpa deve presentare domanda di adozione per essere riconosciuta come madre allo stato civile. La stessa procedura si applica al padre intenzionale nel caso di una coppia gay.

Ribadendo «il divieto assoluto» della gestazione per altre e altri in Francia, la ministra Belloubet ha assicurato che «il governo non intende cambiare la situazione giuridica dei bambini nati da gpa», confermando che «una circolare interministeriale sarà distribuita agli ufficiali stato civile e consolati per facilitare la corretta applicazione di tali regole». Eppure permane l’incertezza sul contenuto di questa circolare che deve chiarire «lo stato della legge» ma il cui testo è «sospeso» a una decisione della Cassazione.

La Corte Suprema, che si era rimessa alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), dovrà infatti decidere, a partire dal 20 settembre, sul caso dei coniugi Sylvie e Dominique Mennesson che, come tante altre coppie, stanno combattendo per il riconoscimento della propria genitorialità in riferimento a figli nati all’estero da gpa.

Nella decisione del 20 aprile la Cedu aveva infatti sancito il diritto alla filiazione della madre intenzionale, lasciando agli Stati libertà nello scegliere le modalità per effettuare un tale riconoscimento. In assenza di consenso europeo la Corte di Strasburgo ha osservato che gli Stati hanno un margine di apprezzamento. Il che significa che il riconoscimento del legame genitore-figlio potrà essere fatto mediante la trascrizione immediata dell’atto estero all’anagrafe oppure attraverso altri meccanismi quali l’adozione.

Nonostante le rassicurazioni della guardasigilli non sono mancate le reazioni delle opposizioni a partire dalle quelle, accennate, dei repubblicani. Critiche anche dall’estrema sinistra con La France insoumise (Fi) di Jean-Luc Mélenchon. Il deputato Alexis Corbière ha infatti dichiarato: «È un po’ strano che mentre l’Assemblea nazionale apre un dibattito sulla legge sulla bioetica, che non parla di gpa, ci troviamo colpiti da un annuncio che non non è del tutto in linea al riguardo».

Ha invece annunciato manifestazioni di piazza Ludovine Dutheil de la Rochère, presidente di La Manif pour tous, paventando una circolare le cui «bozze vanno in una direzione preoccupante», inclusa «una maggiore tolleranza nei confronti dei francesi che effettuano la gpa all’estero».

Tags: agnes buzynbioeticaceducorte europea dei diritti dell'uomodonnefiglifranciagpalesbichelgbtmanif pour tousnicolas sarkozypersone lgbtipmasingle
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