«Un Gabinetto da guerra». Così è stata definita la squadra del neo-primo ministro britannico Boris Johnson che, riunitasi la prima volta il 25 luglio, costituisce indubbiamente il governo più di destra dagli anni ’80 nel Regno d’Oltremanica.
Le nomine dei ministri-chiave e dei responsabili della comunicazione, scelti tra quanti hanno avuto un ruolo essenziale nella vittoria del referendum sulla Brexit (2016), indicano la determinazione del premier a portare il Regno Unito fuori dalla Ue, entro il 31 ottobre, anche senza un accordo con Bruxelles. Obiettivo ribadito anche nel primo Consiglio dei ministri.
Ad avere un ruolo di punta nel gabinetto colui che è considerato il falco Breexiter per antonomasia, il parlamentare Jacob Rees-Mogg, nominato Leader della Camera dei Comuni (ossia ministro dei Rapporti con la Camera bassa) e Lord Presidente del Consiglio (4° grado dei Grandi Ufficiali di Stato, che presiede agli incontri del Consiglio privato di Sua Maestà).
Laureatosi a Oxford, Rees-Mogg ha lavorato per il Lloyd George Management fino al 2007, anno in cui ha co-fondato il fondo speculativo Somerset Capital Management LLP. Negli anni ha ammassato una fortuna ingente valutata tra i 55 milioni di sterline e (inclusi i beni della moglie, la scrittrice Helena Anne Beatrix Wentworth Fitzwilliam de Chair, da cui ha avuto sei figli) e i 150 milioni.
Cattolico tradizionalista (partecipa quotidianamente alla Messa in latino) e a tal punto anacronistico da essere stato definito «un parlamentare del XVIII secolo» – cosa di cui si vanta personalmente, tanto da aver dichiarato nel 2017: «Non ho mai fatto finta di essere un uomo moderno» –, il 50enne Rees-Mogg è noto per le posizioni fermamente contrarie ai diritti delle persone Lgbti e all’aborto.
Convinto sostenitore della veridicità dell’ideologia del gender, Rees-Mogg si è sempre opposto alla legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso, dichiarando che le aperture dei Tory al riguardo hanno allontanato dal partito i i tradizionali sostenitori del partito. Nel 2017 ha affermato che, a suo avviso, «il matrimonio è un sacramento e la decisione su ciò che è un sacramento spetta alla Chiesa, non al Parlamento».
Rees-Mogg è contrario all’aborto in ogni circostanza. Ponendo una correlazione col matrimonio egualitario, ha detto: «La vita inizia nel momento del concepimento. Il matrimonio tra persone dello stesso sesso è un danno che viene fatto a sé stessi. L’aborto è un danno che le persone fanno al nascituro».
Nonostante tali posizioni Rees-Mogg ha anche dichiarato di non credere che le leggi britanniche sul matrimonio egualitario e l’aborto possano essere modificate.
Ma proprio sulla questione aborto Rees-Mogg è stato al centro di uno scandalo nell’ottobre 2017, quando si è appreso che il Somerset Capital Management aveva investito 5 milioni di sterline in una società che produce e commercializza pillole per curare le ulcere allo stomaco ma ampiamente utilizzate in Indonesia per aborti illegali. Il parlamentare aveva prontamente difeso l’investimento sostenendo che la sua società «obbedisce alla legge indonesiana. È quindi un investimento legittimo e non c’è ipocrisia. La legge in Indonesia soddisferebbe anche il Vaticano».
Alcuni giorni dopo i media britannici riferirono che il Somerset Capital Management deteneva quote nella società Fdc, che commercializzava droghe utilizzate per aborti legali in India. Quote successivamente vendute, circa le quali Rees-Mogg ha poi dichiarato: «Sono lieto di dire che è un titolo che non deteniamo più. Non proverei a difendere gli investimenti in società che hanno fatto cose che ritengo moralmente sbagliate».
Il neo Leader of the House è fra l’altro amico di Benjamin Harnwell (anche lui cattolico tradizionalista), fondatore della Dignitatis Humanae Institute (di cui ha parlato ampiamente Frédéric Martel in Sodoma), che, stabilitosi nella certosa di Trisulti, era in procinto di aprirvi una scuola di formazione politica internazionale. Progetto che, come noto, è saltato dopo l’inchiesta di Report, che ha portato il ministero per i Beni Culturali a revocare la concessione del complesso monastico alla DHI.
Come riportato dal Times nel 2018, c’erano stati vari incontri tra Rees-Mogg, Harnwell e Steve Bannon in vista della realizzazione del progetto.
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