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“Gender Boomerang per Pillon”, cronaca di una giornata-studio per l’educazione sessuale in Italia

GayNews by GayNews
14 Maggio 2019
in Attualità

Lo scorso venerdì 10 maggio presso la Casa Internazionale delle Donne, si sono riunite associazioni laiche, LGBTI e per i diritti delle donne per discutere di educazione sessuale e di genere nelle Scuole. L’iniziativa è stata promossa dal Coordinamento Laicità Scuola Salute, realtà nata nel febbraio 2018 da Agedo, CGD (Coordinamento Genitori Democratici), Educare alle Differenze, Famiglie Arcobaleno, Gaycs, Gaynet, Rete Genitori Rainbow. Sono intervenute anche: Omphalos LGBTI, CGIL Nuovi Diritti, Mario Mieli, Rete la Città delle Donne, Certi Diritti, NUDI, Pangea Onlus, Unione Degli Studenti. Tra le realtà che hanno accolto con favore l’iniziativa pur non potendo essere presenti: Arcigay, CILD, DGP, Rebel Network, UAAR, Futura Lgbtiq.

L’evento, intitolato “Gender Boomerang per Pillon – L’educazione di genere e LGBTI-inclusive dopo la condanna per diffamazione del senatore. Quali modelli?”, ha preso spunto dalla recente condanna di Simone Pillon ad opera dell’associazione Omphalos LGBTI, che lo ha citato in giudizio per diffamazione a seguito di alcune dichiarazioni su un intervento dei propri attivisti nelle scuole. In sala anche Francesca Kock, in rappresentanza della Casa Internazionale delle Donne e Marilena Grassadonia, ex presidente di Famiglie Arcobaleno ora candidata alle prossime elezioni europee. 

Sin dagli esordi, Laicità Scuola Salute, come spiegato nell’introduzione dai promotori, ha posto il problema dell’assenza di una legge in Italia che regoli l’educazione sessuale e di genere curricolare nelle nostre scuole. “Accanto ai progetti di formazione portati avanti dalle associazioni sul territorio – spiega la nota introduttiva – si pone l’esigenza di affiancare un modello curriculare per introdurre queste competenze nel bagaglio delle nuove generazioni”. 

Angela Nava, del Coordinamento Genitori Democratici, ha spiegato la difficoltà delle organizzazioni progressiste e laiche a interloquire con le istituzioni e a far valere le proprie istanze. Purtroppo a farla da padrone sono le realtà conservatrici (Moige in prima linea), che sono i principali canali di diffusione del cosiddetto “allarme gender”, sia al tavolo del MIUR (Fonags), sia trai genitori e i docenti.

Non è un caso che il recente disegno di legge sull’educazione civica, definito una vera e propria accozzaglia di obiettivi e contenuti in sole 33 ore annuali, contenga di tutto, dall’educazione stradale all’ambiente, ma nessun cenno alla questione di genere e alla sessualità.

Roberta Mesiti di Agedo Roma  ha sottolineato come le principali convenzioni internazionali sui diritti e organizzazioni come UNESCO raccomandino l’educazione sessuale nelle scuole. Il principale riferimento sono le linee guida dell’Ufficio Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.  La sfida è tenere insieme l’aspetto medico scientifico con le questioni relazionali, affettive e di genere. Da questo punto di vista, l’OMS indica la strada dell’educazione sessuale in senso “olistico”, che include cioè anche i temi socio-relazionali, il bullismo e le discriminazioni.

Rosario Coco, in rappresentanza di Gaynet, ha illustrato i principali risultati del Coordinamento nel primo anno, tra cui figura in particolare ilvademecum “per le mamme e i papà”che ha fornito uno strumento concreto a molti genitori per chiedere alle scuole di occuparsi di questi temi. Sul piano politico, ha spiegato Coco, è chiaro che la parte moderata del cattolicesimo e del fronte conservatore si prepara a discutere di educazione sessuale nelle scuole. Lo stesso Papa Francesco, in ben due occasioni negli ultimi quattro mesi, ha annunciato la necessità di questo intervento nei nostri istituti, vista l’ormai imperante circolazione di informazioni di ogni tipo in rete. Secondo Bergoglio, il paradigma della nuova educazione sessuale sarà Pudore e fedeltà: Qual è l’alternativa?

A partire da questa domanda si sono interrogate le due tavole rotonde in programma.

Nel primo consesso, che si focalizzava sul caso sollevato da Omphalos LGBTI, Roberto Mauri ha spiegato come la sentenze di primo grado legittima ufficialmente la presenza delle associazioni LGBTI all’interno delle scuole. Il senatore Pillon aveva diffamato l’associazione perugina utilizzando impropriamente alcuni volantini utilizzati per spiegare l’esistenza delle relazioni omosessuali. Inoltre, il loro welcome group era stato tacciato come la prova che i corsi servissero ad “adescare” minori. Da qui la denuncia per diffamazione e la sentenza.

Claudio Mazzelladel circolo Mario Mieli, ha descritto l’attività dell’associazione in ambito formativo e ha denunciato una continua necessità di lottare nelle scuole tra ignoranza e scienza. Chi diffonde ignoranza pretende di avere purtroppo lo stesso peso di chi è competente.

Sandro Gallittu, segretario di CGIL Nuovi diritti, ha illustrato l’approccio e l’interesse concreto del sindacato su questa tematica e ha annunciato un piano di collaborazione con le realtà studentesche a partire da settembre per realizzare nuove iniziative nelle scuole. Il sindacato, ha dichiarato il segretario, si impegnerà in un ruolo di coordinamento e supporto per tutte le realtà territoriali impegnate in questa sfida.

Leonardo Monaco di Certi Diritti ha sostenuto la necessità di procedere punto per punto sul piano giuridico e giudiziario, con un plauso all’iniziativa di Omphalos. Susanna Crostella, in rappresentanza di “Rete la Città delle donne”, ha sostenuto la necessità di una piena sinergia tra le realtà che si occupano di supporto alle donne in difficoltà e la pluralità di soggetti che lavorano nel mondo della Scuola. Alessandro Paesano di Gaynet Roma ha sottolineato l’importanza di un approccio che parte dal contrasto agli stereotipi sessisti presenti nei comportamenti e nell’immaginario collettivo, unico modo per contrastare in modo efficace anche l’omofobia e affrontare il tema della sessualità.

Dopo la prima tavola rotonda è intervenuta Antonella Palmitesta, psicologa e sessuologa, con una breve illustrazione degli obiettivi formativi delle linee guida dell’Ufficio Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.  Dove la propaganda antigender vede l’insegnamento della masturbazione infantile, l’OMS raccomanda in realtà di spiegare ai bambini il funzionamento del proprio corpo, la distinzione tra comportamenti intimi e pubblici e la capacità di dire “no”. Fondamentale a questo proposito anche l’importanza per i ragazzi a partire da 11 anni di comprendere la differenza tra la sessualità rappresentata  (web e pornografia) e quella reale.

La seconda tavola rotonda ha visto come tema di discussione il rapporto tra scuola e famiglia. Angela Nava è intervenuta illustrando lo scontro ideologico tra chi propone una scuola in cui le famiglie abbiano responsabilità educative comparabili e sovrapponibili con quelle dei docenti e tra chi invece parla di collaborazione tra responsabilità diverse ed entrambe necessarie. La partita che si gioca è quella dello stop alle iniziative e ai progetti in nome della libertà educativa.

Come ha sostenuto Andrea Maccarrone, per la rete Educare alle differenze, non è accettabile che a scuola i genitori stabiliscano cosa è lecito insegnare  in tema di diritti, democrazia e inclusione. Sarebbe come ammettere l’insegnamento di tesi razziste o antisemite. È proprio da questo assunto che nasce l’equivoco della libertà educativa, che finisce dove inizia il diritto alla non discriminazione, alle pari opportunità e alla salute. 

E’ incredibile, ha affermato Manuela Campitelli di Pangea Onlus, come tutto l’allarme gender sia scaturito da una legge che si proponeva di difendere le donne, come il comma 16 della Buona Scuola, che applicava in ambito scolastico la Convenzione di Istanbul  contro la violenza sulle donne.

L’associazione Pangea, che ha di recente lanciato la rete REAMA  per l’empowerment e l’auto mutuo aiuto, ha raccolto numerose testimonianze di progetti che si occupavano anche “solo” di rispetto delle donne bloccati per la diffidenza delle famiglie. Mancanza di sinergia tra le organizzazioni e difficoltà legate all’opposizione delle famiglie sono state denunciate anche da Alessandro Cesa, del direttivo dell’Unione degli Studenti medi.

Infine Gabriele Coletti di Rete Genitori Rainbow è intervenuto illustrando alcune buone pratiche in sinergia con Famiglie Arcobaleno, auspicando la necessità di portare avanti un modello di collaborativo scuola-famiglia che ridia alla scuola il suo ruolo di formazione del cittadino.

In conclusione, le realtà promotrici hanno lanciato una serie di incontri territoriali a partire da settembre rivolti agli insegnanti, con l’obiettivo di raccogliere suggerimenti, esperienze e pareri intorno alla domanda cruciale: come insegnare l’educazione sessuale e di genere in Italia.

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