Un comunicato dai toni fermi è stato diramato, nel primo pomeriggio d’ieri, a dieci giorni dalla prima riunione del Tavolo di consultazione permanente per la promozione dei diritti e la tutela delle persone Lgbti, presieduto dal sottosegretario della presidenza del Consiglio con delega alle Pari Opportunità Vincenzo Spadafora.
Comunicato che è stato controfirmato da 10 delle 48 associazioni costituenti il Tavolo (Certi Diritti, Circolo di Cultura omosessuale Mario Mieli, Coordinamento Torino Pride, Di’ Gay Project, Edge, Famiglie Arcobaleno, Iglbt, P.o.st. – Pensare oltre gli stereotipi, Rete Genitori Rainbow, Stonewall Glbt Siracusa), da 4 delle 43 ammesse a gruppi di lavoro su tematiche specifiche a supporto del Tavolo (Arcigay Palermo, Arcigay Salerno, Arcigay, Siracusa, Omphalos Lgbti), da 1 in qualità di osservatore (Alfi) e da altre 3, esterne ai nominativi ufficiali allegati al decreto governativo ma sostenitrici dell’appello, ossia Arc Onlus, Coordinamento Liguria Rainbow, Palermo Pride. Per un totale di 18 realtà firmatarie.
Chiarendo senza giri di parole, sin dal titolo del comunicato, che «i tavoli servono quando a questi seguono i fatti», viene affermato come sia «sicuramente positiva» l’intenzione di avviare politiche di contrasto alla discriminazione per orientamento sessuale o identità di genere «a partire dai luoghi di lavoro. È opportuno, tuttavia, ricordare al governo che tutte le discriminazioni prosperano se politica e istituzioni danno spazio e sponde».
Le associazioni firmatarie hanno quindi rilevato: «Il clima ostile nei confronti delle persone Lgbt va di pari passo con gli attacchi alle libertà della donna, come dimostra il disegno di legge Pillon sull’affido dei bambini in caso di divorzio, e ai diritti dei migranti, come dimostra il varo del decreto sicurezza e il vergognoso sgombero del centro Baobab a Roma avvenuto proprio qualche ora prima che il governo si sedesse al tavolo con le associazioni».
Contraddizioni diventate «ancora più evidenti» con la nomina di Stefania Pucciarelli (alla presidenza della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato), «che invoca ruspe contro i migranti e si dice favorevole alla ‘famiglia naturale e tradizionale’» e del senatore Simone Pillon, a vicepresidente della Commissione bicamerale infanzia e adolescenza, «da dove potrà continuare a insultare le famiglie arcobaleno e a ignorare il bullismo omofobico nelle scuole come ha sempre fatto, in questo non diverso dal ministro per la famiglia Lorenzo Fontana».
«Se questo tavolo può influire nei fatti alle posizioni di governo e maggioranza su questi temi ben venga, se deve essere un paravento a nascondere la deriva autoritaria in atto meglio sospendere il confronto» concludono le associazioni, che chiedono, tra l’altro, a Palazzo Chigi se si intende ritirare il ddl Pillon e il ddl Sicurezza e se si è disposti ad avviare l’iter legislativo per l’istituzione di una autorità indipendente per la tutela e la promozione dei diritti umani «come da impegni Onu».
Comunicato cui, nel pomeriggio d’ieri, ha fatto eco la lettera aperta che Il Grande Colibrì (una delle 48 associazioni costituenti il tavolo) ha indirizzato alle associazioni. In essa, dopo alcuni passaggi preambolici, viene affermato: «Per prima cosa, ci sembra opportuno un chiarimento sulla natura del tavolo, ancora avvolta da incoerenze e da un’ambiguità che impedisce una chiara identificazione di finalità, modalità, potenzialità e limiti, rischiando di rendere il tavolo inefficace o addirittura controproducente. In base a tale chiarimento, riteniamo che le associazioni debbano individuare una linea d’azione comune e delle proposte comuni.
Se l’on. Spadafora rappresenta il governo (come sembra suggerire quando sottolinea l’ufficialità dell’istituzione e della sede del Tavolo Lgbt), proponiamo alle associazioni di confrontarsi, ancor prima che sulle azioni proposte, sul sostanziale rifiuto del sottosegretario di rendere conto delle posizioni di altri esponenti del governo stesso e sulla sua richiesta di accettare un accordo partitico (il cosiddetto “contratto di governo”) come limite a un confronto istituzionale.
Se l’on. Spadafora rappresenta il MoVimento 5 Stelle (come sembra suggerire quando presenta le azioni come praticamente in contrapposizione con le posizioni della Lega), proponiamo alle associazioni di confrontarsi, ancor prima che sulle azioni proposte, sull’opportunità dell’esistenza stessa del tavolo e sul rifiuto dell’esponente del M5S di rendere conto delle scelte del suo partito.
Se l’on. Spadafora rappresenta essenzialmente solo sé stesso (come sembra suggerire quando sottolinea come possa disporre liberamente dei fondi quasi nonostante la maggioranza a cui appartiene e come traspare dalla sua distanza dalle posizioni tanto del suo governo quanto del suo partito), proponiamo alle associazioni di confrontarsi sull’opportunità dell’intera operazione e di individuare una serie di proposte minime inderogabili comuni, partendo da una prospettiva nettamente intersezionale (necessaria di fronte alla xenofobia istituzionalizzata dal governo) ed evitando che ogni realtà porti al tavolo istanze che siano o che appaiono come particolari».
Nella serata d’ieri è infine arrivata la risposta di Vincenzo Spadafora.
«Sono solo in parte stupito – così il sottosegretario – del comunicato di alcune Associazioni Lgbt che hanno partecipato al Tavolo di consultazione permanente per la promozione dei diritti e la tutela delle persone Lgbt, da me istituito e riunitosi lo scorso 13 novembre a Palazzo Chigi. Hanno aderito ben 91 Associazioni dimostrando interesse ad avviare una interlocuzione su cose concrete che toccano migliaia di persone ogni giorno. Temo che alcune associazioni preferiscano strumentalizzare la funzione del Tavolo per possibili altri fini; se così fosse, sarei io ad auspicare che queste associazioni non partecipino al Tavolo».
Spadafora ha quindi precisato: «Ho voluto il Tavolo, pur consapevole delle differenti sensibilità che su questi temi esistono all’interno del Governo; ho ascoltato con attenzione le indicazioni e i contributi di tutti, condividendo le esigenze e le testimonianze di chi ogni giorno vive sulla propria pelle mille difficoltà; ho proposto le prime azioni concrete e individuato risorse certe per realizzarle; ho avviato un raccordo con gli altri ministeri e con tutte le realtà sulla base delle richieste che mi sono state sottoposte dai partecipanti al tavolo. Per dovere istituzionale e per formazione personale, lavoro sempre per il dialogo e il confronto con tutti. Ed è ciò che continuerò a fare con quanti vorranno rimanere al Tavolo.
Accetto sempre le critiche e condivido alcune preoccupazioni contenute nel comunicato delle associazioni; preoccupazioni che non solo ho fatto mie durante la recente riunione ma che ho confermato prendendo anche posizioni pubbliche chiare, nonché partecipando a due iniziative su invito di associazioni importanti del mondo Lgbt. Ho molto a cuore i diritti e le condizioni di vita delle persone Lgbt, mi interessano molto meno la visibilità che cercano alcune sigle, peraltro in contrasto tra loro (come è emerso chiaramente anche durante i lavori del Tavolo) rendendo così meno efficace la loro azione.
Il mio lavoro continua e lo valuteremo insieme nei prossimi mesi. Aspetto, chi vorrà, il 22 gennaio 2019 a Palazzo Chigi per la prossima riunione del Tavolo».
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