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Roma Pride, Secci: «Attacchi sulla gpa? Ricerca di visibilità per qualche ex attivista convertito sulla via del Family Day»

Francesco Lepore by Francesco Lepore
29 Maggio 2017
in Attualità

Non si placa la polemica sul comunicato Utero in affitto che, sottoscritto dalle femministe dell’ala Se non ora quando – Libere, da Marina Terragni per la rete Rua (Resistenza all’utero in affitto), da Aurelio Mancuso, dal senatore Giampaolo Silvestri e dalla presidente di Arcilesbica nazionale Roberta Vannucci, è stato diramato due giorni prima dell’inizio della stagione dei Pride con un’esplicita riprovazione di alcuni comitati organizzatori. Quelli, cioè, che, a partire dal coordinamento romano, hanno inserito il tema della gpa nei relativi documenti politici.

Su la tempestività del comunicato e le finalità dello stesso si sono registrate numerose analisi sui social, di cui la più articolata è indubbiamente quella di Rossana Praitano. «L’incipit del comunicato stampa di Arcilesbica alla vigilia dei vari Pride in Italia – così ha commentato l’attivista d’origine molisana – è un preciso atto politico. Non casuale nei tempi, nei modi, nelle firme, negli obbiettivi e nella strategia. Dunque, banalmente, fortemente voluto. Quindi, altrettanto banalmente, imperdonabile. Usare in questo caso, con puntualità e senza remore, “le parole del nemico” significa appropriarsene, condividerne lo spirito, contribuire alla strategia della confusione e dello scandalo, allearsi con esso».

Sulla questione Gaynews ha intervistato Sebastiano Secci, portavoce del Roma Pride (la cui conferenza stampa di presentazione avrà luogo mercoledì 31 maggio) nonché uno degli estensori del documento politico Corpi senza confini.

Sebastiano, a due giorni dall’inizio della stagione dei Pride un comunicato trasversale sulla gpa ha creato malumori e polemica all’interno del movimento. Qual è il tuo parere al riguardo?

In realtà il comunicato stampa di cui parliamo è tutto meno che trasversale: i sottoscrittori fanno parte della medesima area politica nel movimento Lgbtqi. Di trasversale c’è stata invece la reazione compatta del resto del movimento oltraggiato da questo nuovo attacco alle famiglie arcobaleno. La questione della gpa è un tema che, pur avendo acquisito una considerevole visibilità, non è stato oggetto, purtroppo, di un serio confronto, in particolare all’interno della comunità Lgbtqi. Con il documento politico le associazioni del Roma Pride hanno voluto esprimere una posizione chiara sull’argomento, partendo da un punto considerato fondamentale: la libertà di autodeterminazione delle persone. Quando abbiamo scelto di parlarne, sapevamo di entrare in un terreno minato soprattutto perché, come abbiamo scritto nel documento, sulla questione della gpa negli ultimi mesi abbiamo assistito a un’indegna alleanza tra forze reazionarie e alcune persone che in passato hanno condiviso con noi battaglie importanti per la libertà dei cittadini e l’emancipazione delle donne. A noi sembra che questa loro scelta contraddica i valori del movimento Lgbtqi e di quello femminista.

Il comunicato fa riferimento ai documenti politici di alcuni comitati organizzatori, tra cui indubbiamente quello romano è certamente il più importante. Vi si parla di giudizi e pregiudizi e di mancanza di reale dibattito. Che cosa ne pensi?

Come dicevo sicuramente all’interno del movimento Lgbtqi è necessario approfondire la questione, per evitare di arrivare impreparati al momento in cui il legislatore deciderà di dedicare la sua attenzione a questo tema o, peggio ancora, al momento in cui chiederà a noi di ignorarlo per parlare soltanto di riforma delle adozioni. Sarebbe un film già visto con il matrimonio e le unioni civili. Fatta questa premessa, le accuse di poco dibattito mi lasciano decisamente perplesso, in particolare quando provengono da persone e realtà che da anni parlano solo attraverso comunicati stampa e post su facebook, mentre il movimento Lgbtqi porta avanti importanti battaglie e cresce nel confronto politico. A ogni modo, per quanto riguarda il Pride di Roma, è chiaro a chiunque abbia una minima conoscenza del movimento che la nostra è una costruzione plurale. Le nostre assemblee sono aperte a tutti e lavoriamo duramente per organizzare una manifestazione politicamente ricca nella più ampia condivisione possibile. Non ci sottraiamo al confronto, anzi lo invochiamo a gran voce. Certo, se queste persone intendono aprire un confronto usando un linguaggio volgare e attaccando le famiglie della nostra comunità, mi pare evidente che le premesse non sono delle migliori.

A suscitare stupore non è a tuo parere l’utilizzo dei termini “utero in affitto” fatto dai fimatari?

Credo che l’utilizzo di quelle parole non sia casuale. Queste persone cercano evidentemente di accreditarsi presso un mondo distinto e distante dalla comunità Lgbtqi, quello del Family Day, della Manif pour Tous e del partito reazionario di Adinolfi. Sanno bene che grazie a questi insulti possono ottenere quella visibilità che è loro necessaria. Per quanto ci riguarda l’uso di queste espressioni non fa che confortarci nella scelta di prendere le distanze dalle loro posizioni. Non consentiremo a nessuno di attaccare le nostre famiglie, né a Giovanardi ma neanche a qualche ex attivista convertito sulla via del Family Day.

Quanti hanno reagito al comunicato, soprattutto per quello aggiuntivo di Arcilesbica, sono stati definiti “sedicenti militanti”. Ti senti tale?

Guarda, la questione non riguarda me singolarmente ma le realtà che fanno parte del coordinamento Roma Pride insieme a tutte le associazioni che sono al nostro fianco a difesa delle famiglie arcobaleno. Io faccio parte, ad esempio, del Circolo Mario Mieli. Francamente mi fa un tantino sorridere che questi signori vogliano insegnare cosa vuol dire fare attivismo ed essere militanti ad un’associazione come la nostra che da oltre 30 anni fa politica e lavora per il benessere della comunità Lgbtqi del nostro Paese.

Secondo te i firmatari possono partecipare al Pride o mancherebbero di coerenza qualora lo facessero?

Il Pride è una manifestazione aperta per definizione. Certo, il Pride non è solo una festa: è principalmente una manifestazione politica e, come tale, ha una piattaforma a cui chi partecipa aderisce. Starà a loro decidere se la piattaforma politica del Roma Pride li rappresenta adeguatamente. Io sono ottimista: il sostegno che ci sta arrivando in questi giorni mi fa pensare che la posizione del Roma Pride sulla gpa sia largamente condivisa, anche all’interno delle poche realtà i cui vertici stanno conducendo questa nuova crociata.

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