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Intervista a Mounir Baatour, primo candidato gay alle presidenziali in Tunisia

«A FARMI PRENDERE LA DECISIONE LA CONSTATAZIONE DELLA SITUAZIONE CATASTROFICA DELLA COLLETTIVITÀ LGBTI»

Francesco Lepore by Francesco Lepore
12 Agosto 2019
in Mondo
3
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Sono scaduti il 9 agosto i termini per il deposito delle candidature alle elezioni presidenziali tunisine, fissate al 15 settembre.

Sono 98 in tutto, anche se, come dichiarato dal vicepresidente della Commissione superiore indipendente per le elezioni (Isie) Farouk Bouaskar, solo il 20-25% soddisferebbe i requisiti richiesti dalla legge. Di conseguenza il numero finale degli ammessi sarà «molto inferiore rispetto alle candidature presentate».

La pubblicazione definitiva dei nominativi alle presidenziali avverrà il 31 agosto. La campagna elettorale si aprirà ufficialmente il 2 settembre per concludersi il 13 settembre. Il 14 giornata di silenzio elettorale.

Tra i 98 che hanno depositato la propria candidatura anche il 48enne attivista gay e avvocato Mounir Baatour, cofondatore dell’associazione Shams per la depenalizzazione dell’omosessualità in Tunisia.

[📌Communiqué] @mounirbaatour officiellement candidat à l’élection #présidentielle de la République tunisienne 🇹🇳 du 15 septembre prochain ! #Baatour2019 🇹🇳 #Tunisie2019 🇹🇳 pic.twitter.com/USS8kqf2uW

— Mounir Baatour (@mounirbaatour) August 8, 2019

Nonostante l’opposizione di alcuni gruppi Lgbti locali che vedono tale candidatura una minaccia per la collettività stessa (Baatour fu infatti condannato nel 2013 a tre mesi di reclusione per sodomia con un minore ma in un processo dai contorni tutt’altro che chiari. L’accusa, inoltre, è stata sempre smentita dallo stesso attivista), il consenso intorno alla sua persona cresce notevolmente ben al di là dei confini tunisini.

Lo abbiamo così raggiunto telefonicamente per fare il punto della situazione.

Avvocato, che cosa l’ha spinta a candidarsi alle presidenziali?

La necessità di fare qualcosa per il bene del Paese, dove i diritti delle minoranze sono in serio pericolo. E, in particolare, la constatazione della situazione catastrofica, da alcuni anni a questa parte, della comunità Lgbti in Tunisia, dove gli arresti si sono moltiplicati. Sono un difensore dei diritti dell’uomo e delle minoranze. Milito da tempo per i diritti Lgbti. Insomma, voglio migliorare la situazione attraverso la mia candidatura.

Qual è stata la reazione dell’opinione pubblica tunisina e in particolare dei conservatori islamici?

Una parte di avvocati islamici mi ha attaccato e ha chiesto la radiazione dall’avvocatura, perché sono omosessuale e mi presento alle elezioni. Ma ci sono tantissime persone, in tutte le parti del mondo, che mi sostengono e m’incoraggiano ad andare avanti. Esse considerano la mia candidatura un esempio di libertà, democrazia, rispetto delle differenze, rispetto della vita di ciascuno e una garanzia di tutto ciò, qualora fossi eletto presidente.

Qual è la situazione attuale in Tunisia per quanto riguarda i diritti delle persone Lgbti?

La situazione attuale della comunità Lgbti, come accennavo prima, è catastrofica: arresti, persecuzioni, test anale, che è in pratica una tortura autorizzata sulle persone gay per provare la loro omosessualità. E, poi ancora, l’uso di dati personali anche sensibili, i controlli della polizia su telefoni portatili e pc di persone omosessuali per trovare conversazioni, foto, video, che provano la loro omosessualità. Il tutto utilizzato come prova di sodomia nei tribunali e per la conseguente incarcerazione. Inoltre bisogna segnalare i numerosi casi di stupri e violenze su persone omosessuali in carcere. Tutto ciò è inammissibile. Non bisogna poi dimenticare il contesto generale di omofobia sociale e familiare: io ricevo quotidianamente messaggi di persone che sono cacciate e messe alla porta dalla famiglia, di persone aggredite in strada perché omosessuali.

Se Mounir Batouur fosse eletto presidente, che cosa farebbe subito?

Se fossi eletto presidente, la prima cosa che farei è un cambiamento della Costituzione per referendum. Questo cambiamento permetterebbe di aumentare i poteri del Capo dello Stato, che attualmente sono ridotti, sì da avere un presidente forte, che ha competenze in materie economiche, sociali, ecologiche, culturali, educative, sanitarie. Perché queste sono le promesse che voglio realizzare sulla base di quelle che sono state le mie difficoltà personali: avere un’attenzione prioritaria alle classi devalorizzate della società tunisina, aumentare il salario minimo per i lavoratori, il sussidio per le famiglie bisognose, borse di studio per studenti in particolari stato di disagio, coperture sociali generali per tutti i tunisini a partire dalle persone che sono alla ricerca di lavoro. E poi un controllo fiscale serio che permetta di finanziare tutte le misure sociali in una con un’ampia promozione del settore turistico.

 

Tags: lgbtmounir baatouromofobiapersone lgbtishamstest analetunisia
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