Ennesimo caso di trascrizione anagrafica di atti di nascita esteri di bambini registrati quali figli di due papà.
È successo a Prato, dove il sindaco dem Matteo Biffoni nonché presidente di Arci Toscana ha provveduto oggi a procedere in tal senso con riferimento ai tre gemelli nati a San Diego il 18 gennaio tramite gpa cui, come già raccontato alcuni giorni fa da Gaynews, avevano fatto ricorso Ivan e Antonio.
La coppia omogenitoriale, componente di Famiglie Arcobaleno, è stata seguita dal gruppo legale dell’associazione guidata da Marilena Grassadonia.
Abbiamo raggiunto Ivan e Antonio per saperne di più.
Il sindaco di Prato ha oggi registrato anagraficamente i vostri bambini. È stata una procedura laboriosa e quali le vostre emozioni?
All’inizio abbiamo vissuto col timore di trovarci di fronte persone che ci avrebbero ripetuto all’infinito che non si potevano trascrivere gli atti di nascita così come li ha rilasciati lo Stato della California. Eravamo già pronti al peggio ma certi che non saremmo mai scesi a compromessi. E, invece, già nel luglio 2017, quando abbiamo messo a conoscenza il Comune di Prato di questa cosa, abbiamo avuto prova di una totale disponibilità anche per superare eventuali problematiche.
È superfluo dire che siamo felici: è giusto tutelare ogni singola famiglia e ogni singolo bambino o bambina. Sarebbe l’ora di dare una svolta, un cambiamento radicale. Tornare da un Paese come gli Usa, dove ogni famiglia è uguale (perché siamo uguali) e, soprattutto, dove i bambini sono considerati “un bene del Paese”, e ritrovarsi poi in Italia, dove ancora bisogna quasi supplicare per far riconoscere che il proprio figlio è di “serie “A” e non di “serie “B”, è veramente penoso. Non esistano figli di serie B e nessuna famiglia dovrebbe lottare per dire: Lui è mio figlio o mia figlia.
Facciamo un passo indietro: che cosa vi ha portato a ricorrere alla pratica della gpa?
Abbiamo sempre desiderato diventare genitori e, nell’impossibilità di poterne adottare uno, ci siamo rivolti a una clinica in California e, di conseguenza, abbiamo fatto ricorso alla gestazione per altri.
Chi vi ha messo in contatto con Jennifer, la donna che ha gestato i vostri tre figli?
La nostra tenacia. Siamo arrivati a Jennifer senza intermediari. Abbiamo conosciuto altre ragazze ma con lei c’è stato da subito un grandissimo feeling: c’era una forte attrazione tra di noi.
Potete raccontare i momenti salienti di questo percorso di genitorialità?
Si potrebbe scrivere un libro per raccontare tutti i momenti salienti a partire dall’incontro con Alessandra: è stata importantissima per il nostro percorso perché ci ha seguito passo passo proprio come un genitore fa con i propri figli. Poi la felicità del nostro primo viaggio in clinica negli Usa all’incontro con la donatrice di ovuli fino al giorno in cui abbiamo finalmente conosciuto Jennifer: vederla è stata un’emozione indescrivibile come anche conoscere la sua famiglia. Quando abbiamo saputo che Jennifer era incinta e quando abbiamo successivamente appreso con sorpresa di aspettare tre gemellini, abbiamo vissuto una tale gioia gioia da non poterla mai più dimenticare.
Quale ruolo ha oggi Jennifer nella vostra vita familiare?
Lei fa parte della nostra vita: la sentiamo costantemente. Abbiamo già in programma di rivederci, magari qui in Italia. Siamo stati davvero molto fortunati. Non tutti hanno la fortuna di incontrare persone capaci di donare tutto il proprio amore per dare unicamente felicità ad altre persone.
Cosa è cambiato oggi che siete padri?
Il nostro non è stato “un’incidente di percorso”. La nostra famiglia l’abbiamo desiderata, sognata e sofferta ogni singolo giorno. Siamo felici e lo siamo ogni giorno di più. Per il resto siamo due normalissimi genitori che cresceranno i propri figli nel migliore dei modi.